Manfredonia, il Coronavirus danneggia anche la pesca: l’appello dell’UNCI

LA GRAVE crisi sanitaria causata dalla pandemia da coronavirus, si è ripercossa pesantemente sull’economia italiana. Tutti i settori sono stati colpit

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LA GRAVE crisi sanitaria causata dalla pandemia da coronavirus, si è ripercossa pesantemente sull’economia italiana. Tutti i settori sono stati colpiti. Tra questi quello della pesca. Forte preoccupazione per le conseguenze che si prospettano, è stata espressa da Donato Fanizza, presidente dell’associazione UNCI provinciale. “Le conseguenze nefaste di questa crisi di cui non si conosce la durata – rileva in una nota – si abbatte pesantemente sui settori pesca e agricoltura. In particolare su quello della pesca fortemente provato da criticità strutturali che hanno causato la riduzione del numero delle imbarcazioni da pesca e del numero degli addetti. Nella fase attuale, il contagio fa paura dal punto di vista sanitario ma crescono i timori per le conseguenze economiche derivate dalle azioni di contenimento. Certo è – rileva Fanizza – che se l’epidemia dovesse malauguratamente continuare per settimane o addirittura mesi, le conseguenze sarebbero devastanti per l’economia italiana e locale”.

QUELLO della pesca è un settore storicamente portante dell’economia di un vasto territorio che fa capo al Compartimento marittimo di Manfredonia che si estende dal mare del golfo a tutto l’arco costiero del Gargano fino a Lesina e Capoiale. “L’Unci provinciale – avanza il suo presidente – ritiene necessario dare risposte concrete attraverso un provvedimento ponte che dia agevolazioni economiche o crei opportunità di welfare per fronteggiare le conseguenze della crisi sanitaria del Covid19”.

SECONDO stime attendibili, sono oltre tre mila gli addetti ai vari ambiti del settore operanti nel Compartimento marittimo di Manfredonia. Le unità di pesca di stanza a Manfredonia, sono circa 200 che raddoppiano se si considera l’intero compartimento. Ci sono poi gli allevamenti per la produzione di pesci e molluschi. “Ma quando si parla del settore pesca – rileva il vicepresidente dell’Unci Lelio Delaurentiis – occorre considerare il variegato indotto sul quale si riverberano nel bene e nel male le sorti dell’attività di pesca. E cioè: commercianti di prodotti ittici sia all’ingrosso che al minuto; trasformazione del prodotto ittico; ristorazione; officine navali; negozi del settore navale; cantieri navali; trasporto prodotti ittici”. DA MARTEDI 10 scorso, a seguito dei provvedimenti governativi emanati per fronteggiare il diffondersi del Covid 19, le grosse distribuzioni, i commercianti non solo di Manfredonia ma dell’intera provincia, non hanno ritirato il pesce pescato che è pertanto rimasto invenduto. Anche per gli allevamenti sia di pesci che di molluschi, una trentina tra quelli ubicati in mare, al lago di Varano e a terra con alcune centinaia di addetti, la prospettiva non è rosea. In mancanza di vendita, il prodotto si ammassa negli impianti e rischia l’asfissia. Una eventualità che aumenta con il sopraggiungere del caldo. “Il decreto “Io resto a casa” le cui finalità sono assolutamente condivisibili, provoca purtroppo – annota Fanizza – effetti collaterali per i nostri operatori che in questo momento hanno bisogno più che mai anche loro del supporto dello Stato, infatti se restiamo in casa e non consumiamo, anche se ci riducono le tasse, l’economia non riparte”.

 

A cura di Michele Apollonio

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