I pescatori tornavano dalla pesca nei pomeriggi impregnati di nafta, accaldati da un sole incerto. La maggior parte dei pescherecci attraccavano momen
I pescatori tornavano dalla pesca nei pomeriggi impregnati di nafta, accaldati da un sole incerto. La maggior parte dei pescherecci attraccavano momentaneamente al Molo di Levante. I marinai scendevano dalle imbarcazioni con il pescato nei telai, che facevano passare dal vecchio muro, diviso tra il mare e la strada.
Un muro che esiste ancora oggi. Qualche giorno fa, insieme ad un amico, ho riscoperto quelle fessure, tornando indietro fino a quei giorni. Il passaggio dei telati avveniva dall’operatore di bordo, poi un secondo faceva passare dalla vecchia fessura i telai mentre il terzo – sul marciapiede – li afferrava, posizionandoli uno sull’altro ed in fila per portarli all’asta del mercato. Qui gli “astatori” erano impegnati nella vendita, con urla fuori dal comune: ‘a cinqucinte a quattcinte, forze uagnune u prezze jie bune‘.
Con gli anni “u’ carruzze”, vale a dire il ‘tre ruote’, che i proprietari dei pescherecci avevano in dotazione, sostituì il ‘passaggio dei telai’. ‘U carruzze’ si accostava a “u motore”, come veniva chiamato anche la barca con maggiori cavalli.
Il tempo ha poi eliminato le vecchie usanze, come quelle delle fessure che servivano a far passare i ”comude telere di marinere”.
di Claudio Castriotta
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