Puglia, Programma sviluppo rurale: nuovo ricorso al Tar per il bando annullato

L’annullamento del secondo bando della sottomisura 4.1a (gli investimenti per la competitività) del Psr rischia di danneggiare le imprese che non hann

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L’annullamento del secondo bando della sottomisura 4.1a (gli investimenti per la competitività) del Psr rischia di danneggiare le imprese che non hanno ottenuto i finanziamenti del primo. È per questo che il Programma di sviluppo rurale torna di nuovo davanti al Tar di Bari, con un ricorso sottoscritto da 15 aziende che rischia di creare altri ostacoli alla Regione.

Nel mirino, stavolta, c’è la decisione con cui a luglio l’Autorità di gestione del Psr ha annullato il bando-bis da 35 milioni di euro, con l’obiettivo di riversare i fondi sulla graduatoria già esistente. L’idea è che, senza una nuova istruttoria su un nuovo avviso, i tempi per l’erogazione dei fondi (entro il 31 dicembre la Regione deve spendere altri 260 milioni) possano essere più brevi.

Ma le imprese non sono d’accordo: il secondo avviso (quello annullato) aveva regole molto diverse rispetto al primo, che è già passato (ed è stato bloccato per mesi) dalle censure dei giudici amministrativi, ed è peraltro quasi uguale a quello di un’altra misura, la 4.1c, che invece non è stata annullata. La Regione ha ormai riconosciuto che proprio per via dei ricorsi al Tar non sarà in grado di raggiungere gli obiettivi di spesa, e che dunque si rischia di non spendere una cifra che va dai 60 ai 160 milioni (solo metà sono fondi europei, il resto sono cofinanziamento): altro motivo, secondo le imprese, per ritenere irragionevole lo stop ad un nuovo avviso pubblico lasciando fuori chi non è entrato nella prima graduatoria.

Il pasticcio del Programma di sviluppo rurale, dunque, non sembra destinato a risolversi a breve. La scorsa settimana – come ha raccontato la «Gazzetta» – l’Autorità di gestione del Psr, Luca Limongelli, ha trasmesso al governatore Michele Emiliano una fotografia della situazione. Ne emerge che la Puglia ha speso 396 milioni, pari a poco più del 60% della dotazione finanziaria per il 2019, e che fino a fine anno – a seconda delle condizioni – sarà in grado di spendere una cifra variabile tra i 100 e i 215 milioni. Per questo la Regione ha già chiesto a Bruxelles una deroga al budget per causa di forza maggiore.

Uno dei nodi sono appunto le misure di investimento, ovvero la 4.1a e la 6.4 che sono state impugnate davanti al Tar. I ricorsi sono stati formalmente respinti solo perché la Regione, come chiesto dai giudici, ha rifatto l’istruttoria su 652 pratiche (quelle in posizione finanziabile). A questo punto teoricamente potrebbero essere erogati almeno gli anticipi a chi è in posizione utile, ma una decina di imprese escluse hanno ottenuto la sospensiva (solo sulle proprie posizioni) dal Consiglio di Stato. Il rischio è che i giudici possano chiedere di ripetere l’intera istruttoria, facendo perdere molti mesi. E tutto questo senza contare che pure sulla 6.1, il pacchetto giovani, è attesa la pronuncia del Tar su motivi molto simili a quelli che hanno bloccato le altre due misure infrastrutturali.17

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