Commozione stamattina per il secondo anniversario della strage di San Marco in Lamis. Quattro morti, uccisi da un commando armato di kalashnikov. Ment
Commozione stamattina per il secondo anniversario della strage di San Marco in Lamis. Quattro morti, uccisi da un commando armato di kalashnikov. Mentre gli investigatori lavorano per fare piena luce sul caso (è iniziato qualche settimana fa il processo al basista dell’agguato, Giovanni Caterino), la società civile ha ricordato i contadini Aurelio e Luigi Luciani.
In prima fila le vedove Marianna e Arcangela, al loro fianco l’associazione Libera, guidata dal leader, don Luigi Ciotti: “Le verità passeggiano per le vie dei nostri paesi e delle nostre città, c’è chi sa e non parla. L’80 per cento dei familiari delle vittime della mafia foggiana oggi non ha la verità o la conosce solo in parte. Non possiamo delegare tutto allo Stato, ci vuole una rivoluzione delle nostre coscienze. Inchiniamoci davanti alla morte dei fratelli Luciani. Questo – prosegue Ciotti – deve diventare un luogo della speranza. Qui la morte e la vita si sono incontrati. Ma quando ci allontaniamo da qui dobbiamo urlare, far conoscere alla gente quanto accaduto. Lo Stato oggi qui c’è ma – sottolinea – solo da una parte. Non c’e nel dare lavoro ai giovani, nei servizi e nelle politiche sociali. Due milioni e trecentomila giovani in Italia sono senza lavoro: una società che non scommette sui giovani non scommette su se stessa”, conclude il prete antimafia.
COMMENTI