Puglia, Asl tagliano sulla spesa dei farmaci

I conti della sanità pugliese si sono chiusi con 4,1 milioni di attivo. Per il settimo anno consecutivo, dunque, nel 2018 le Asl e i policlinici hanno

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I conti della sanità pugliese si sono chiusi con 4,1 milioni di attivo. Per il settimo anno consecutivo, dunque, nel 2018 le Asl e i policlinici hanno centrato gli obiettivi economici, anche se la Regione ha dovuto investire 50 milioni di euro di fondi provenienti dal bilancio autonomo e altri 8,5 milioni di risparmi maturati negli scorsi anni.

Il bilancio consolidato è uno dei documenti più importanti che la Regione deve portare al tavolo di verifica ministeriale per l’uscita dal Piano operativo (il commissariamento soft che doveva terminare il 31 dicembre scorso). Dall’ok ai conti discende lo sblocco della cosiddetta premialità, ovvero i crediti di cassa che nel 2017 valevano circa 210 milioni di euro.

A fronte di un aumento dei ricavi (il trasferimento statale) dell’1%, pari a circa 120 milioni, nel 2018 il sistema sanitario pugliese ha recuperato efficienza di spesa soprattutto sul fronte della farmaceutica. Il risparmio conseguito nel 2018 sui medicinali è infatti pari a 42,9 milioni, ovvero il 7% della spesa complessiva (scesa a 580 milioni contro i 622 del 2017): un taglio importante, dovuto anche soprattutto al più stretto controllo sul rispetto delle regole di prescrizione, anche se la Puglia resta saldamente sopra il tetto imposto dalla legge per l’acquisto di farmaci. Risparmi meno consistenti sono stati effettuati sulle forniture generali e sulle protesi, ma i soldi non sono stati inghiottiti dai bilanci: le Asl hanno infatti incrementato di 29 milioni la spesa per i servizi sociosanitari, dunque l’assistenza ai disabili e agli anziani che ha visto l’aumento dei posti letto. Mentre resta complessivamente stabile la spesa per i servizi non sanitari (470 milioni), aumenta di 32 milioni la spesa per il personale che torna sopra il tetto dei 2 miliardi (2,01 contro gli 1,985 del 2017). Un incremento dovuto alle nuove assunzioni previste dal Piano operativo.

La stretta sugli indicatori di bilancio, che nel 2012 erano completamente fuori controllo, porta benefici anche alle imprese del settore. Da dicembre 2018, infatti, le Asl hanno fatto registrare un indice di tempestività dei pagamenti pari a zero: significa che le fatture vengono pagate entro la scadenza di legge (60 giorni), spesso anche prima. Nel dicembre 2011, a titolo di confronto, lo stesso dato era pari a 290 giorni, cioè quasi un anno di ritardo nella liquidazione del dovuto. Il debito verso i fornitori al 31 dicembre scorso ammontava a 1,1 miliardi (di cui 421 milioni verso gli ospedali privati), cresciuto in un anno di 68 milioni per via del corrispondente aumento degli acquisti.

Dal bilancio emergono anche alcuni altri dati interessanti. Sul fronte patrimoniale, va registrato l’aumento (per quasi 13 milioni) del fondo per la copertura diretta dei rischi, ormai arrivato a quota 78 milioni: poiché le compagnie non assicurano più i medici, le Asl sono costrette ad autoassicurarsi e dunque devono far fronte direttamente agli eventuali danni causati dai propri dipendenti. Da registrare anche il livello elevatissimo delle esenzioni ticket: ne ha almeno una il 72% dei pugliesi, quasi tre su quattro. È un dato molto simile a quello che si rileva in quasi tutte le Regioni meridionali, e che contribuisce allo squilibrio con i sistemi sanitari del Nord. Se il livello dei trasferimenti è basso (la Puglia, in rapporto alla popolazione, è agli ultimi posto in Italia), è molto bassa anche la compartecipazione dei cittadini ai costi del sistema. E far quadrare i conti resta sempre difficilissimo.

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