Puglia, sempre meno ricoveri, ma i pazienti non si fidano

Migliora la funzionalità dei pronto soccorso e la copertura vaccinale, diminuiscono i costi sanitari ma la spesa resta largamente inefficiente. Più lu

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Migliora la funzionalità dei pronto soccorso e la copertura vaccinale, diminuiscono i costi sanitari ma la spesa resta largamente inefficiente. Più luci che ombre per la sanità pugliese dall’analisi condotta dalla Scuola Sant’Anna di Pisa che ieri ha presentato a Bari i dati di valutazione del 2018, un panel che abbraccia 12 Regioni e fornisce una fotografia basata su «bersagli»: la Puglia si muove verso l’obiettivo per una quarantina dei 70 indicatori presi in esame, ma fa registrare anche un pericoloso arretramento in quasi una valutazione su quattro.

«La Puglia ha certamente margini di miglioramento – spiega il rettore della Sant’Anna, Sabina Nuti – ma mostra di andare nella direzione giusta e si rileva in modo chiaro il percorso di ristrutturazione in atto. Il tasso di ospedalizzazione era di 170,4 ogni mille residenti nel 2013, è sceso a 128,8 nel 2017 ed è calato a 124 nel 2018. Vuol dire non che sono stati tagliati posti letto ma che sono stati ridotti i ricoveri inappropriati per lasciare spazio a chi ha veramente bisogno dell’assistenza ospedaliera». Resta però deludente (e in ulteriore peggioramento) la cosiddetta aderenza farmaceutica, che misura l’appropriatezza nell’uso dei farmaci, ovvero la capacità di seguire le cure: e chi non segue le prescrizioni quasi sempre finisce per aver bisogno del trattamento ospedaliero. Migliora invece (ma ci voleva poco) l’appropriatezza prescrittiva, soprattutto grazie al giro di vite della Regione che dal 2017 ha messo nel mirino le specialità farmaceutiche più costose e peggio utilizzate.
L’altro allarme riguarda l’appropriatezza chirurgica, ovvero i ricoveri per trattamenti da eseguire in day surgery o in generale i trattamenti medici effettuati nei reparti chirurgici: in Puglia la situazione è a macchia di leopardo ma quasi sempre non soddisfacente. Stesso discorso per la percentuale di dimissioni volontarie, che è un indice dell’insoddisfazione del paziente: in Puglia sfiora il 4% a fronte di una media nazionale poco superiore all’1%. «La variabilità di questo dato tra le varie Asl – secondo la professoressa Nuti – suggerisce però che non si tratti un problema di sistema, quanto piuttosto la conseguenza di situazioni organizzative endemiche, superabili attraverso un rinnovato confronto con i professionisti». Sul fronte delle criticità restano bassi e poco efficaci gli screening oncologici, per quanto con un trend di miglioramento. Migliora ulteriormente, invece, la capacità di trattamento delle fratture del collo del femore: quelle ridotte entro due giorni passano dal 56% del 2017 al 60% del 2018, un buon risultato, ma ci sono alcune Regioni dove si supera il 90%. Resta molto alto anche il costo medio di produzione dei ricoveri pesato sulla base della rispettiva complessità: significa che l’assistenza ospedaliera resta comunque molto costosa, a prescindere dal ritrovato equilibrio finanziario del sistema.

Soddisfatto Giovanni Gorgoni, direttore dell’Aress, che quattro anni fa ha portato la Puglia nel network S. Anna: «Questa è la conferma che si migliora soltanto ciò che si misura. I valori principali della nostra adesione al network, dal 2015, sono la cooperazione con le altre Regioni e il miglioramento come metodo. Basta vedere quanti indicatori sono passati in zona “verde” dal 2015 al 2018 per capire la bontà del lavoro fatto». Un risultato che si rispecchia anche nella griglia Lea elaborata dal ministero della Salute che, però, viene pubblicata con un ritardo di due anni. «La percezione di questo miglioramento – è il commento del presidente della Regione, Michele Emiliano – non è ancora arrivata alla popolazione, ma si tratta di un processo lento e non privo di ostacoli. Quando abbiamo cominciato, nel 2015, abbiamo piantato dei piccoli semi che oggi cominciano a germogliare e nei prossimi anni cominceremo a raccogliere i frutti. Ciò che importa di più ai cittadini sono le attese, a volte enormi, per esami e visite specialistiche: per combatterle dobbiamo essere messi in condizione di effettuare le assunzioni necessarie»

 

 

 

 

 

 

FONTE: GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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