Raffica di licenziamenti in Arif, a casa 24 operai che hanno guai con la giustizia.

Scoppia un nuovo caso in Arif (Agenzia regionale attività irrigue e forestali), dopo quello deipresunti legami di alcuni dipendenti con i clan del Gar

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Scoppia un nuovo caso in Arif (Agenzia regionale attività irrigue e forestali), dopo quello deipresunti legami di alcuni dipendenti con i clan del Gargano. Con una delibera recente dell’ente strumentale della Regione Puglia, sono stati licenziati 24 operai, assunti nell’estate del 2017, perché avrebbero dichiarato il falso sui procedimenti penali a proprio carico. Nell’avviso pubblico, infatti, vennero raccolte le dichiarazioni sostitutive di certificazioni, rese dai singoli interessati, attestanti, tra l’altro, “di non aver riportato condanne penali e non aver in corso procedimenti penali ovvero procedimenti amministrativi per l’applicazione di misure di sicurezza o di prevenzione”.

Un elemento cardine per l’instaurazione di un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato con l’Ente. A distanza di qualche tempo, però, dagli uffici della direzione generale che fa capo a Domenico Ragno, sono state avanzate “richieste singole e mirate, indirizzate agli organi giudiziari requirenti e ministeriali competenti, inerenti i cosiddetti carichi pendenti (procedimenti penali pendenti) e le condanne pronunciate”. I fascicoli, così, sarebbero anche arrivati alle Procure competenti, perché alla fine dei controlli,  è emersa la non veridicità delle dichiarazioni sostitutive prodotte da 24 figure professionali operaie, sulla scorta della certificazione acquisita. Nella lista figurerebbero 4 dipendenti della provincia di Foggia.

L’agenzia ha dato loro tempo per formulare controdeduzioni all’esito dell’istruttoria effettuata dal dirigente dell’U.D.G., Ugo Galli, dirigente dell’U.D.G. e dal responsabile ufficio Risorse umane, Michele Pavia, ma “non si sono rivelate affatto persuasive, poiché fondate su affermazioni meramente assertive, anche in quanto tali, prive di qualsivoglia idonea valenza giustificativa”. “Quando la falsità riguarda autocertificazioni inerenti all’instaurazione del rapporto di lavoro – scrivono – (nella specie ‘di non aver riportato condanne penali e non aver in corso procedimenti penali ovvero procedimenti amministrativi per l’applicazione di misure di sicurezza o di ‘prevenzione’) il beneficio destinato a decadere è proprio il rapporto di lavoro instaurato inforza di quella autocertificazione mendace. L’amministrazione, dunque, è legittimata a procedere al licenziamento senza preavviso nei casi di falsità dei documenti o dichiarazioni connesse ai fini o in occasione dell’instaurazione del rapporto di lavoro ovvero di progressioni di carriera. Con l’ulteriore precisazione che il comportamento del dipendente è sanzionato indipendentemente dalla circostanza che la falsità abbia fatto conseguire il posto, essendo sufficiente ad integrare la fattispecie la condotto di aver prodotto la documentazione o la dichiarazione falsa, al fine o in occasione della instaurazione del rapporto di lavoro (Corte Cass. N. 1163/2016)”. Per questo, l’Arif ha deciso risolvere, con effetto immediato, i rapporti di lavoro di tutti e ventiquattro i dipendenti.

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