Conad: licenziamenti tra San Severo e Monte Sant'Angelo

Conad: licenziamenti tra San Severo e Monte Sant'Angelo „ Da oggi mia moglie resta a casa, non ha più un lavoro”. Si chiude così, con 14 licenziamenti

Cara Borgo Mezzanone: persi 60 posti di lavoro
Drammatico incidente stradale, morto 16enne su strada a Mattinata
Puglia, maltempo: allerta per temporali

Conad: licenziamenti tra San Severo e Monte Sant’Angelo

Da oggi mia moglie resta a casa, non ha più un lavoro”. Si chiude così, con 14 licenziamenti, 20 esodi volontari incentivati e un abbassamento parziale dei contratti di lavoro per chi ha avuto la fortuna di rimanere la vertenza Conad di San Severo e Macchia Monte Sant’Angelo.

Certo, ben al di sotto dei presagi iniziali (69 esuberi), ma comunque con vittime e feriti sul campo. A nulla sono serviti gli accordi sindacali della prima ora e la task force regionale. Al Mise non ci si è proprio arrivati.

Conad, che da un po’ di anni a questa parte sconta cali pesanti del fatturato, sta inviando in queste ore le lettere di licenziamento. E sarebbe una amara sorpresa per i licenziati se è vero che ancora nei giorni scorsi i sindacati agitavano una chiusura della vertenza senza contraccolpi e vittime, anche se da sottoporre all’approvazione dei lavoratori stessi.

“Avevamo scritto un testo di ingegneria sindacale” si sfoga Elio Dota, Uil, a Foggiatoday, “purtroppo le sirene di un movimento politico (il riferimento è ai 5 stelle, ndr) e l’egoismo personale dei lavoratori hanno prevalso. Io li capisco, ci mancherebbe, ma se avessimo applicato la solidarietà tra lavoratori prevista dal nostro accordo, a quest’ora sarebbero tutti dentro”.

“Abbiamo cercato di azzerare i licenziamenti  percorrendo tre direttrici: la prima, agganciarci piuttosto che agli esuberi in termini di unità, al monte ore; tutti i lavoratori avrebbero dovuto ridursi parzialmente e temporaneamente l’orario di lavoro e avevamo sollecitato adesioni volontarie incentivate all’esodo”. La solidarietà della prima ora mostrata dai dipendenti, però, ben presto sarebbe stata ritirata e i conti non son tornati. Atteggiamento comprensibile per chi ha famiglia e deve ridursi la busta paga. Che ha però fatto saltare l’accordo e aperto la strada ai licenziamenti.

Per stare ai motivi degli esuberi, la colpa starebbe nelle superfici discount che andrebbero aumentando sul territorio, spiegano dall’azienda. E l’erosione del fatturato sarebbe una costante negli ultimi anni, tant’è i lavoratori vengon fuori già da cinque anni di solidarietà aziendale. L’ultima proroga scadeva il 30 settembre 2018. Finiti gli ammortizzatori sociali, si è materializzato lo spettro del licenziamento: 33 esuberi su 78 dipendenti a San Severo; 36 esuberi su 74 dipendenti a Macchia.

Oggi il numero delle vittime è inferiore. Ma di fatto 14 dipendenti sono fuori. Venti quelli che hanno aderito all’esodo incentivato. Il resto si è visto decurtare ore lavorative, ciascuno proporzionalmente al monte iniziale. Per 48 mesi. All’esito dei quali bisognerà capire se è stato un sacrificio determinante ai fini della ripresa o se, piuttosto, si aprirà una nuova stagione di vertenze.

 


false

COMMENTI

WORDPRESS: 0