Questo è il mio intervento alla Camera dei Deputati, in riferimento alla Informativa Urgente del Ministro Di Maio sugli “Incidenti nei luoghi di lavo
Questo è il mio intervento alla Camera dei Deputati, in riferimento alla Informativa Urgente del Ministro Di Maio sugli “Incidenti nei luoghi di lavoro”.
Di seguito il testo:
Signor Ministro del Lavoro, Onorevoli Colleghe e Colleghi.
Come è noto, con il D.lgs. 626/1994 si iniziò in Italia a cambiare la gestione della sicurezza nelle aziende, recependo direttive europee.
Si è continuato negli anni fino al 2008 quando con il D.Lgs. 81/2008 la maggior parte delle leggi sono state “convogliate” in un unico Testo della Sicurezza Lavoro.
Mentre negli altri paesi europei le stesse leggi hanno portato ad una riduzione degli incidenti mortali, in Italia, fatalmente, è cambiato poco:
Ogni anno si subiscono circa un migliaio di morti sul lavoro.
Una media di quasi tre al giorno. Raccapricciante.
Una vera e propria strage che non fa notizia se non nei casi gravissimi nei quali le modalità dell’accadimento, o il numero delle vittime, muovono il sentimento popolare.
Tale fenomeno infortunistico, poi, non risparmia alcun ambito lavorativo se si pensa che un numero molto alto di infortuni – spesso letali – si verifica, ad esempio, in agricoltura che dall’opinione pubblica viene tradizionalmente considerato privo di gravi rischi.
Sia l’Osservatorio ASAPS che l’INAIL ci dicono che “si muore come 50 anni fa” e che, ad un lievissimo regresso nel 2017 (-1%), nei primi mesi di quest’anno si registra un aumento di circa il 12% della mortalità sul luogo di lavoro.
Se a tutto questo andiamo ad inserire il dato del LAVORO NERO, il quadro risulta terrificante. Nel 2017 su poco più di 160mila aziende ispezionate, il 65% presentava irregolarità (cioè più di 103mila aziende), con 253mila lavoratori fuori dalle regole, 48mila totalmente in nero e ben 1 miliardo e 100 milioni di euro recuperati da contributi evasi, parliamo di risultati agghiaccianti.
Tante sarebbero le riflessioni da fare, ma poco il tempo di intervento a disposizione.
Pertanto, concludendo, ritengo che un primo argine a tale situazione degradata potrebbe arrivare da:
– una maggiore partecipazione degli organi di controllo
– dalla lotta agli illeciti degli organi di controllo, e penso ai recentissimi casi di Foggia e Catania
– formazione specialistica e per tipologie di lavoro
– incentivazione all’ammodernamento degli strumenti di lavoro, in modo che la sicurezza venga vista come dovere di protezione e non come fastidioso costo per le aziende
– e, infine, andrebbe data effettività alle sanzioni previste per legge, da inserire in una necessaria riforma della esecuzione penale.
Grazie.
Antonio Tasso
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