Una specie di bonus edilizio per realizzare villaggi all’aperto, in cui ospitare turisti «sprovvisti di mezzi di pernottamento». O, più probabilmente,
Una specie di bonus edilizio per realizzare villaggi all’aperto, in cui ospitare turisti «sprovvisti di mezzi di pernottamento». O, più probabilmente, qualche specie di resort sul mare realizzati installando delle «lodge tents», tanto in voga nelle località esotiche. Ma per installarle in Puglia, grazie a una legge che sembra molto generosa (ora vedremo perché), non servirà alcun tipo di permesso e sarà possibile ampliare le «strutture ricettive all’aperto» (ovvero i camping e i villaggi turistici) destinando a questo nuovo scopo fino al 40% la capacità originaria. Anche se sul punto l’assessore Loredana Capone, garantisce che si tratta solo di uno «spostamento» della capacità motivato da necessità di attrazione turistica e che dunque i campeggi non si allargheranno.
La legge che il Consiglio regionale ha approvato prima di Pasqua per il «rafforzamento della capacità competitiva delle imprese turistiche» ha dunque cambiato le regole in vigore fin dal 1999. Le stesse in base a cui i camping possono già destinare il 20% dei posti autorizzati per ospitare «caravan» e «case mobili»: cosa che già accade e che, anzi, in alcuni casi (vedi la costa di Polignano) ha consentito abusi di grande portata.
La legge nazionale (e la vecchia legge pugliese) consentono ai camping di destinare il 25% delle piazzole all’installazione di strutture fisse. La nuova legge prevede ora «un ulteriore 40%» degli spazi autorizzati per installare le «lodge tents». Ma non potrà farlo chiunque, e soprattutto la norma è scritta in maniera sibillina, tale da prestarsi a interpretazioni diverse. Intanto, potrà accedere a questa possibilità soltanto chi è titolare di strutture «previamente autorizzate sotto il profilo urbanistico, edilizio e, ove previsto, paesaggistico, in conformità alla normativa regionale vigente»: cioè chi, a pensare male, si è preparato sapendo che prima o poi sarebbe passata una norma del genere.
Già nella scorsa manovra di bilancio fu tentata una cosa simile, ma all’epoca l’emendamento fu cassato in commissione. Nel disegno di legge originario dell’assessore Capone, che inseriva le lodge tents,la formulazione era chiara: è consentita la realizzazione di allestimenti mobili e «tale ricettività non può superare il 50% di quella consentita». Poi, nella discussione in commissione, un emendamento di Enzo Colonna (Noi a Sinistra) ha cambiato le carte in tavola: «Oltre al 25% della ricettività complessiva consentita in strutture fisse, è altresì consentito, in misura non superiore ad un ulteriore 25%», l’installazione di strutture mobili. Su richiesta dell’assessore Capone, quel secondo 25% è diventato 40, ma è spuntato quell’aggettivo (ulteriore) che sembrerebbe prestarsi a una lettura in aumento.
L’assessore Capone, però, garantisce che non sarà così. «Ogni campeggio – spiega – riceve una autorizzazione per la capienza in termini di persone e il numero di piazzole. La legge nazionale dice che il 25% delle piazzole può contenere strutture fisse. L’idea è che oltre quel 25%, un altro 40% delle piazzole originarie possa essere destinata a strutture mobili». Ma a chi serve questa norma? Nei corridoi del Consiglio regionale si fa riferimento ad alcune associazioni di categoria del Salento. «La Puglia – spiega invece la Capone – è la Regione che ha la minore competitività sui campeggi proprio perché non si è adeguata ai gusti. Prima erano orientati all’uso delle tende, oggi vogliono un maggior tipo di comfort. Ma non vogliamo assolutamente che si mettano nei campeggi più persone di quelle autorizzate dai Comuni».
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