Costretta ad ubriacarsi e prostituirsi. Le violenze tra Manfredonia e Foggia

Vessazioni psicofisiche, rapporti sessuali sotto minacce e persino l’obbligo di bere bevande alcoliche. Un incubo per una donna polacca vittima di ma

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Vessazioni psicofisiche, rapporti sessuali sotto minacce e persino l’obbligo di bere bevande alcoliche. Un incubo per una donna polacca vittima di maltrattamenti ad opera di un suo connazionale, convivente, J.R., classe ’72. Gli agenti del commissariato di Manfredonia, a compimento di complesse e delicate indagini, nella giornata del 28 ottobre scorso, hanno ottenuto ed eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’uomo, rintracciandolo e catturandolo nel territorio sipontino.

L’uomo avrebbe maltrattato la compagna connazionalesottoponendola a sistematiche vessazioni psicofisiche. Controllava in modo ossessivo i suoi comportamenti, la obbligava all’assunzione di bevande alcoliche, così da costringerla a sottomettersi alla sua volontà e subire le violenze. Inoltre, il 28 agosto scorso l’avrebbe picchiata ripetutamente colpendola con pugni e cagionandole lesioni personali. Il 2 giugno, invece, a seguito di un acceso litigio le avrebbe inferto “ferite da taglio nella regione ascellare”. La costringeva a subire rapporti sessuali e la induceva alla prostituzione avvicinando di notte in spiaggia potenziali clienti e pattuendo con loro un corrispettivo di denaro per le prestazioni sessuali. I fatti sarebbero stati commessi e accertati dal personale operante, a Manfredonia, Siponto e Borgo Segezia, in epoca anteriore e prossima al 28 agosto 2017.

Le indagini traggono origine da una segnalazione dall’Ambasciata della Repubblica di Polonia in Roma – Ufficio Consolare – che con missiva indirizzata all’Autorità di Pubblica Sicurezza del territorio Garganico segnalava un probabile sequestro di persona della loro cittadina, ad opera di un connazionale individuato proprio per l’arrestato J.R. Le ricerche, evidenziatesi da subito complesse proprio a causa della mancanza di una fissa dimora dei soggetti indicati, venivano estese quindi nel territorio di Manfredonia, Siponto, ma anche nei territori di Foggia, Borgo Segezia, Borgo Mezzanone, con la finalità di ricercare i due cittadini polacchi e accertare quanto segnalato da quella rappresentanza diplomatica.

Le attività investigative hanno consentito di rintracciare la donna nel primo pomeriggio del 28 agosto 2017 a Manfredonia mentre girovagava a piedi in evidente stato di agitazione, in pessime condizioni fisiche, avendo su parte del corpo plurime ecchimosi dovute chiaramente a precedenti percosse. Il personale operante la soccorreva e l’accompagnava immediatamente al pronto soccorso cittadino, ascoltandola il giorno seguente alla presenza di una interprete. Negli Uffici di Polizia, la G.I.G., messa a proprio agio e confidando subito nell’operato degli investigatori, non esitava a fornire tutta una serie di informazioni preziose e utili che hanno consentito di fare chiarezza su quanto accaduto.

La donna raccontava che all’inizio dell’anno 2017 aveva intrapreso una relazione sentimentale con l’indagato iniziando un periodo di convivenza presso un’azienda agricola di Borgo Segezia (FG) dove l’uomo lavorava. Dopo l’arresto di questi, a seguito dell’accoltellamento di un suo connazionale, la donna era rientrata in Polonia ma, a seguito della scarcerazione di J.R. era ritornata in Italia per andare a vivere con lui questa volta in un casolare abbandonato. Il suo rientro in Italia era stato condizionato dalle promesse fattele dal compagno che le aveva prospettato la possibilità di lavorare.

L’indagato induceva la donna a prostituirsi facendola bere continuamente, procurandole uno stato di ubriachezza costante, contrattando direttamente le prestazioni e il prezzo con i clienti che lui stesso ricercava, riscuotendo in prima persona il danaro e tenendola soggiogata, con il continuo ricorso a ingiurie e minacce del tipo: “… tu non torni viva in Polonia … ti uccido … se voglio uccido tua figlia e tua nipote … tu sei roba mia … decido io cosa devi fare … e deciderò quando potrai tornare a casa … puttana ti brucerò tu sei il mio posacenere …” oltre a violenze fisiche e sessuali di estrema brutalità.

La vittima, G.I.G., riferiva ancora che in diverse circostanze è stata violentemente picchiata dall’indagato con calci e pugni alla testa e in altre parti del corpo, specialmente quando manifestava il desiderio di tornare in Polonia o chiamava la figlia o quando, in particolare, rifiutava di avere con lui rapporti sessuali a cui poi si sottoponeva per evitare che le violenze degenerassero oltremodo; questi inoltre la limitava nei movimenti in quanto le aveva trattenuto con forza il telefono, la borsa, i documenti e persino le medicine di cui la donna aveva bisogno per curare l’epilessia da cui è affetta: decideva lui, in base all’umore del momento, quando e se darle le medicine.

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