Oggi, 11 Settembre del 1860, il capoluogo dauno recepisce i primi decreti garibaldini, segno dell'adesione sostanziale al suo movimento* (dall'Agenda
Oggi, 11 Settembre del 1860, il capoluogo dauno recepisce i primi decreti garibaldini, segno dell’adesione sostanziale al suo movimento*
(dall’Agenda 2014 della Fondazione Banca del Monte di Foggia. Progetto editoriale: Filippo Santigliano. Ricerca e testi: Davide Grittani. Editing e curatela: Saverio Russo, Filippo Santigliano)
(Raffaele De Seneen da manganofoggia.it)
Giuseppe Garibaldi partito da Quarto, sbarca a Marsala, in Sicilia, l’11 maggio 1860. E’ a capo delle sue “Mille camice rosse” (in effetti quasi un centinaio in più). Fra “I Mille” c’è un garibaldino foggiano, della prima ora, tale Maldacea Moisè. Foggia, fortificata nei sentimenti liberali propugnati nei decenni precedenti dai suoi figli (uno per tutti, Vincenzo Lanza, Foggia 1784 – Napoli 1860), molti di questi riuniti nel tempo in circa quindici “vendite” carbonare, ci viene consegnata da qualche cronista dell’epoca (Carlo Villani) come assetata di libertà, attenta, interessata e trepidante nei confronti della situazione in evoluzione. Così che il 17 agosto 1860 “la popolazione si solleva al grido di Italia, Vittorio Emanuele, Garibaldi dittatore”. Garibaldi entra a Napoli il 7 settembre 1860, ed è il nostro conterraneo Luigi Zuppetta (Castelnuovo della Daunia 1810-1889) ad incontrarlo al Palazzo d’Angri il 21 dello stesso mese per esprimergli, fra l’altro, i sentimenti di adesione, non solo ideale, della gente di Capitanata. Francesco II, Re delle Due Sicilie, si è ritirato nella fortezza di Gaeta, con 50.000 uomini, per la difesa dei suoi diritti.
L’11 settembre pervengono a Foggia i primi decreti di Garibaldi nella sua nuova veste di Dittatore, per essere poi diramati in tutta la vasta provincia. Il 17 viene nominato il nuovo Governatore (già Intendente) nella persona di Giuseppe Ricciardi conte di Camaldoli che non accetta l’incarico, rimanendo, lo stesso, nelle mani del Consigliere De Luca. E mentre la città “unita” e “tutta” plaude al nuovo che avanza, vengono adottati altri provvedimenti di carattere più pratico: sono vietati gli assembramenti di più di 5 persone, è vietata l’esposizione di luci e bandiere a finestre e balconi, vengono raddoppiate per le vie le pattuglie della Guarda Nazionale e quelle dei Dragoni a cavallo. In effetti, le motivazioni sono quelle di evitare fughe in avanti rispetto al drastico cambiamento che già sta avvenendo: c’è da frenare chi pensa a Roma capitale subito, e chi per anni ha lottato per una repubblica (i mazziniani) e non per un regno. Il 26 settembre la Guardia Nazionale e tutti i funzionari pubblici di Foggia prestano giuramento di fedeltà a Vittorio Emanuele. La cerimonia si svolge al largo Gesù e Maria, e contestualmente giunge a Foggia il nuovo Governatore, Gaetano Del Giudice da Piedimonte di Alife.
Foggia diviene centro di arruolamento sotto le bandiere garibaldine. Il 28 settembre, 700 volontari del litorale calabrese e pugliese sbarcati a Manfredonia, in completo assetto di guerra, entrano in città “acclamati dalla gente”.
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