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Oggi pomeriggio è stato espulso un altro imam, su esecuzione del provvedimento da me firmato». Lo ha annunciato oggi il ministro dell’Interno Angelino Alfano, sottolineando che «dal gennaio del 2015 sono nove, quindi, gli imam espulsi, 27 se si va a ritroso fino al 2003». «Si tratta di un tunisino di 49 anni, della moschea di Andria, arrestato dal Ros dei Carabinieri perché sospettato del reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale», ha affermato.
«Lo scorso 15 luglio – ha ricordato Alfano – l’imam era stato scarcerato in seguito a una sentenza della Corte di Cassazione che, annullando la precedente pronuncia limitatamente al reato di terrorismo, aveva dato mandato alla Corte d’Assise d’Appello di Bari di rideterminare la pena per i reati di istigazione all’odio e alla violenza razziale». «Considerando l’espulsione di oggi, quelle eseguite dall’inizio del 2015 sono 109 e, di queste, 43 riguardano l’anno in corso», ha aggiunto il ministro.
Il 15 luglio scorso la Cassazione aveva annullato senza rinvio «perché il fatto non sussiste» le condanne nei confronti di cinque presunti appartenenti alla cellula terroristica con base ad Andria, ordinando l’immediata scarcerazione dei quattro imputati detenuti (il quinto era già libero dopo la sentenza d’appello), accusati di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo internazionale di matrice islamica. Nei confronti di uno dei quattro detenuti, l’imam della moschea di Andria Hosni Hachemi Ben Hassen, ritenuto dalla Dda di Bari il capo dell’organizzazione – e oggi sottoposto a espulsione col provvedimento del Viminale -, la Suprema Corte aveva annullato la sentenza con rinvio per la rideterminazione della pena solo per il reato di istigazione all’odio razziale. Insomma, per la Cassazione, ad Andria non c’era alcuna cellula jihadista.
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