Un anno sul quale riflettere

L’immagine simbolo di questo 2015 che molto sommessamente va in archivio, è indubbiamente quella dei lavoratori dello stabilimento ...Sangalli vetro

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L’immagine simbolo di questo 2015 che molto sommessamente va in archivio, è indubbiamente quella dei lavoratori dello stabilimento …Sangalli vetro tenacemente in lotta per il posto di lavoro perduto. Una rappresentazione positiva delle tante negatività che hanno caratterizzato questo anno. Negatività non da dimenticare ma al contrario da tenere bene in conto per le necessarie riflessioni e valutazioni da porre a base dei propositi per l’anno che bussa alle porte. Per tanti versi occorrerebbe rifondare un modo di essere e di pensare di una città, un territorio, una popolazione, precipitati ad un livello di grande preoccupazione come per l’appunto dimostra la dolorosa odissea della vetreria ormai ex Sangalli. Una forte denuncia di un lassismo generale ma anche l’espressione di una volontà ragionata a non mollare, a perseguire quell’obiettivo principe: il lavoro, il motore che tutto muove e tutto condiziona. Le molte, troppe migliaia di inoccupati sono un dramma inammissibile con ripercussioni nefaste anche nel sociale. Lo stesso arcivescovo Michele Castoro ha ammonito come <non possiamo chiudere gli occhi di fronte ai problemi che affliggono tante famiglie a causa della sofferenza fisica e morale , della crisi economica, della mancanza di prospettive per i figli>.
In questo anno è continuata inesorabilmente l’emorragia delle attività lavorative superstiti di quel Contratto d’area che era riuscito ad assorbire, l’occupazione persa con la dismissione dello stabilimento Enichem. E se quella prima discussa perdita è ammantata di un certo mistero, quanto meno corresponsabile per la seconda, assieme a una perniciosa crisi economica generale, è una non oculata gestione da parte delle varie componenti interessate in loco, nessuna esclusa. E se aggiungiamo la completa debacle delle attività portuali, si comprende bene come alla base di una ormai acclarata depressione c’è un difetto di cultura di economia reale.
Anche l’apparizione sulla scena della Energas con un progetto di deposito di Gpl nella’area industriale con interessamento del porto, approvato dagli organismi governativi ma qui contestato sia pure in parte, rientra in quel contesto di incomunicabilità spesso preconcetta che non consente di uscire dalla pericolosa empasse corrente. La mancanza di un sistema produttivo attivo si riflette immancabilmente e pesantemente su tutte le altre attività complementari, del terziario e dei servizi. Turismo compreso afflitto dalle troppe carenze strutturali e con le iniziative per rilanciarlo contestate. Anche questo settore è un cospicuo serbatoio di opportunità che andrebbero sviluppate con la necessaria professionalità.
Completamente assente l’iniziativa privata, tutto gira attorno al Comune e alle forze politiche che vi risiedono. Il 2015 è stato l’anno del rinnovo del consesso amministrativo. Le elezioni hanno avuto un percorso quanto meno travagliato i cui effetti si ripercuotono sulla funzionalità degli organi di governo. Basti pensare che l’assetto del consiglio comunale è ancora sub judice per via dei ricorsi pendenti per i cui esiti si dovrà attendere giugno prossimo. E’ stato rieletto sindaco Angelo Riccardi che però non è accompagnato nella non certo facile gestione della città, da una squadra all’altezza del compito infarcita com’è di figurine prive del necessario acume amministrativo. Un rimpasto, ma per immettere figure di peso, sarebbe auspicabile per cercare di raddrizzare una situazione di fondo assai precaria. Affiora sempre più pungente la mancanza di idee risolutive, di una programmazione oculata, lungimirante capace di gettare le basi per una nuova ripresa, per dare un senso credibile alle pur tante chance che Manfredonia ha per grazia naturale. Basterà cambiare la data per cambiare anche le sorti di Manfredonia?
Michele Apollonio

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