Formazione giunta in alto mare

Ad oltre due settimane dal voto, la giunta comunale naviga in acque lontane ed agitate. Non accenna infatti ad avvicinarsi alla riva della fattibilit

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Ad oltre due settimane dal voto, la giunta comunale naviga in acque lontane ed agitate. Non accenna infatti ad avvicinarsi alla riva della fattibilità la navicella sulla quale si imbarcherà la costituenda giunta comunale che dovrà provvedere a governare Manfredonia. Il nocchiere, ovvero il sindaco confermato Angelo Riccardi, è alla prese con la bussola per tracciare la rotta che meglio gli consentirà di attraversare il mare che lo separa da Palazzo San Domenico. Un mare tempestoso irto di tranelli e stratagemmi che non fanno presagire una navigazione tranquilla. Anzi.
I venti delle avances o delle pretese degli aspiranti ad entrare nella stanza dei bottoni, sono tanti e interferenti fra di loro. A soffiare non sono soltanto gli eletti dalla consultazione elettorale del 31 maggio scorso, ma anche chi è stato bocciato. Retrovie alquanto affollate. Si tratta delle terze o quarte ed anche quinte linee. Ci sono poi quelli che accampano benemerenze elettorali. Un esercito insomma di pretendenti che Riccardi dovrà ascoltare. O che non può ignorare. Probabilmente ora vengono al pettine quei nodi legati nella fase preparatoria delle elezioni. Otto liste non si mettono su per niente. Hanno avuto certamente il loro peso nel successo di Riccardi. Un successo peraltro ridimensionato e non certo per caso.
Gli schieramenti di opposizione, anche alla luce di quanto emerso dai ballottaggi nelle varie città italiane, in qualche modo recriminano per le opportunità mancate. Probabilmente non ci hanno creduto fino in fondo. Non sono stati capaci di costituire un fronte comune. La prova che li attende dagli scranni dell’opposizione non è meno impegnativa di quella che dovrà affrontare la maggioranza frastaglia e inzeppata com’è da contraddizioni macroscopiche tanto che la gente fa fatica a trovare una qualche plausibile giustificazione.
Il sindaco Riccardi dovrà spiegare molte cose ma soprattutto dovrà trovare una quadra maledettamente vischiosa. La popolazione, quella parte che l’ha votato e quell’altra che gli ha girato le spalle, attende di vedere quali saranno i personaggi che formeranno la squadra di Palazzo San Domenico. Dai nomi che saranno fatti si capirà.
I beni informati assicurano che l’ossatura sarà politica. Con quindi assessori attinti dall’elenco dei consiglieri eletti. Un ragione che sottintende un’altra esigenza: quella di far scalare quei candidati rimasti indietro accreditati di pochi voti. Per consentire tale scorrimento, c’è stato chi ha chiesto quatto assessori PD. Ma ci sono anche genitori che chiedono assessorati per i rispettivi rampolli. Per non parlare del “clan della Asl”: cinque dei dieci votati PD sono dipendenti dell’ospedale. E così via. Il campionario è vario e paradossale.
La discussione, da quel poco che trapela dal vaporetto navigante in alto mare, è tutta incentrata su chi dovrà fare o non fare l’assessore, non si fa cenno alcuno alle capacità occorrenti per ricoprire un incarico tanto delicato e oneroso di responsabilità. I pretendenti ma anche i proponenti, guardano agli onori (nella migliore delle ipoetesi) e non già agli obblighi alquanto pesanti che la funzione comporta. Sono due mondi distanti e separati, nel mezzo la città, la gente che si guarda intorno attonita e smarrita. E preoccupata.
L’altra soluzione è quella di una giunta tutta di personalità esterne, di tecnici che sanno il fatto loro e quindi in grado di guardare alla città nella sua realtà, alle sue problematiche e dunque progettare interventi oggettivamente validi. Una “pazza idea” di coraggiosa rottura con un mondo che ha dimostrato di non essere all’altezza della situazione, ma anche la dimostrazione del fallimento dei partiti e della politica. Che reagirebbero boicottando la eventuale giunta laica. Riccardi insomma ha più di una gatta da pelare. Sempre che riesca a metterle nel sacco.
Michele Apollonio

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