Nasce il «Nia» - nucleo investigativo antiracket - per fronteggiare la mafia del pizzo: chi vuole contattarlo può farlo, anche in forma anonima, scriv
Nasce il «Nia» – nucleo investigativo antiracket – per fronteggiare la mafia del pizzo: chi vuole contattarlo può farlo, anche in forma anonima, scrivendo alla mail nia.questurafg@ gmail.com , o telefonando al numero 0881/668780. La nascita del nuovo nucleo investigativo che indagherà sulle estorsioni e seguirà le vittime per non lasciarle sole, è stata ufficializzata ieri dal questore Piernicola Silvis nella conferenza stampa con Tano Grasso, presidente onorario della Federazone antiracket italiana; e i dirigenti di squadra mobile e volanti, i vicequestori Giuse ppe Annicchiarico e Pasquale Fratepietro.
A comporre il «Nia» saranno poliziotti della squadra mobile e in particolare della sezione criminalità organizzata, gli stessi che nel corso degli anni hanno firmato decine e decine di arresti e blitz contro «i signori del pizzo», spesso andandosi a cercare non solo gli estorsori ma anche le vittime restie a collaborare e denunciare.
LA RECRUDESCENZA – In questo periodo stiamo registrando un innalzamento della soglia di attenzione per quel che riguarda la criminalità organizzata e nello specifico il racket delle estorsioni con attentati, alcuni particolarmente allarmanti » ha detto il questore: «abbiamo elaborato una struttura all’interno della squadra mobile che consente di combattere in maniera più efficace il racket. Abbiamo quindi costituito il “nia”, nucleo investigativo antiracket che ha una doppia funzione: è un organo preposto alle indagini ma al contempo gli operatori di polizia, tutti esperti professionisti del settore che lo compongono, hanno l’obbligo della tutela ex post della vittima che ha trovato il coraggio di denunciare. Sappiano bene che nel fenomeno estorsivo il momento cruciale è proprio quello in cui l’estorto teme di essere solo. Questo pool investigativo ha il compito di tutelare la vittima dalla denuncia fino al processo, il che consentirà a tutti coloro che vogliono denunciare di sentirsi al sicuro. Chi denuncia non sarà abbandonato. Lo stiamo facendo per la città e per la collettività. Abbiamo istituito utenza telefonica ed indirizzo di posta elettronica dedicati, gestiti da operatori specializzati ed altamente riservati».
DENUNCE IN AUMENTO – «Siamo particolarmente soddisfatti di questa iniziativa » ha aggiunto il questore «perché ci consente di combattere in maniera radicale la criminalità organizzata che si fonda soprattutto sulle estorsioni. Dalle statistiche emergono dati confortanti: nel 2013 furono denunciate alla squadra mobile 45 estorsioni; nel 2014 le denunce sono state 59, significa che le vittime si sono convinte di poter essere tutelate nel momento in cui denunciano: sta prendendo piede il concetto di di legalità».
«L’ARIA STA CAMBIANDO» – «L’atto intimidatorio quando si compie non lo lo compie mai chi si sente forte» l’analisi di Grasso, secondo il quale «l’organizzazione criminale che ha una forte percezione della propria potenza non compie atti intimidatori. Questa serie di atti intimidatori sono il sintomo di una difficoltà che l’organizzazione criminale avverte. L’aria è cambiata seriamente; a Foggia qualche anno fa si aveva difficoltà a definire la criminalità locale come criminalità mafiosa. Di conseguenza il contrasto che si sta realizzando negli ultimi tempi non ha precedenti. E’ innegabile che c’è stata una cesura temporale. E poi non sottovalutiamo la presenza, finalmente, dell’associazione antiracket che rappresenta uno strumento fondamentale per gli imprenditori che agevola la denuncia. Non a caso il dato crescente del 30% (in controtendenza rispetto al resto del meridione e dell’intera Italia) del numero delle denuncia acquista ancora più valore».
«IMPRENDITORI REAGISCANO» – Quanto al «nia», per il presidente della Fai «è uno strumento che ha un senso ben preciso con cui cambiano due cose: la prima è avere poliziotti che fanno solo questo, il che significa avere un livello di specializzazione altissimo che consente di aggredire meglio il fenomeno estorsivo; il secondo aspetto è che questi stessi specialisti sanno gestire al meglio il rapporto con le vittime, quindi ridurre l’esposizione dell’estorto che inizia a collaborare. Qui la situazione di omertà è veramente seria. Chi pensa di dare una mano alla lotta contro il racket deve parlare agli imprenditori, non deve parlare più alle istituzioni che ci sono: abbiamo un ottimo prefetto, un ottimo questore e un ottimo comandante dei carabinieri. La responsabilità del racket a Foggia è degli operatori economici». Bisogna denunciare il racket, ha ribadito Tano Grasso perchè «le istituzioni esprimono il massimo dell’impegno, ma nessuna istituzione può contrastare il racket se la vittima del fenomeno non denuncia. Appena arrivai a Foggia la prima cosa che mi fu detta è che qui, nel bene e nel male, il problema era dei costruttori. Da qualche tempo abbiamo avviato un percorso molto interessante con l’associazione dei costruttori di Foggia: c’è un nuovo gruppo dirigente con cui spero presto potremo presentare questa collaborazione; i costruttori restano la categoria più esposta».
«PIZZO FREE» – «Quanto a “Pizzo free” bisogna utilizzare cautela» il monito di Grasso: «l’iniziativa consiste nella strategia del consumo critico, ovvero il suggerimento di andare a fare gli acquisti in quei negozi testati da noi dell’associazione antiracket, previo ok di Polizia e carabinieri. A Foggia sono pochissimi i commercianti che denunciano, solo una ventina. Quando il numero crescerà, quando crescerà il bacino solo allora questa iniziativa potrà partire ufficialmente. ora i tempi non sono affatto maturi».
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