Nei giorni scorsi a seguito dell’intimidazione subita dal professor Italo Magno, si sono avvicendate, sia sugli organi di stampa che sulle web news, a
Nei giorni scorsi a seguito dell’intimidazione subita dal professor Italo Magno, si sono avvicendate, sia sugli organi di stampa che sulle web news, analisi molto approfondite. In modo particolare annovero quella del sociologo Silvio Cavicchia e del filosofo Paolo Cascavilla, entrambi professori emeriti: partono dallo stesso episodio, ma il percorso della loro analisi porta a conclusioni divergenti anzi in netto contrasto tra loro soprattutto sulle attuali condizioni della nostra città e lo stato di salute della democrazia che in essa si pratica. Non è mia intenzione replicare né a l’uno né all’altro, anzi faccio tesoro delle loro disamine, pur ritenendo che entrambi le analisi abbiano sottovalutato l’aspetto più importante: le attuali condizioni dei cittadini di Manfredonia, la qualità della loro vita, le loro aspettative, le loro speranze.
Manfredonia, è una città in ginocchio, prostrata, piegata su se stessa, ferita nei suoi sogni di sviluppo e incapace nel solo immaginare un futuro. Opaco il ricordo e la prospettiva di una città prospera in grado di poter dare un futuro ai propri figli; una città orfana di grandi sogni tra cui uno sconsiderato sviluppo urbanistico. Un turismo mai nato, una vocazione industriale abortita, la risorsa mare moribonda frutto di una considerata crescita della flottiglia, ed oggi di una altrettanto sconsiderata politica che favorisce la sua eliminazione. Tutte scelte che vero ci vengono imposte dall’Europa, ma che denotano la scarsa rappresentatività politica del territorio a tutti i livelli.
Manfredonia è una città che decresce nei suoi abitanti, circa 5 mila in meno negli ultimi anni, che vede la sua popolazione invecchiare, tant’è che ormai l’unico business che pare abbia successo è quello delle residenze socio-assistite. L’ospedale civico chiude il reparto di ostetricia, mentre nei nosocomi cittadini, aumentano i posti per la lungodegenza e la geriatria. Tramontata anche l’idea o il sogno di una città marinara aperta ai traffici ed al commercio: non vediamo traffici marini ed in merito al commercio basta guardarsi intorno per vedere le saracinesche chiuse.
Forse l’analisi del sociologo Cavicchia, che vede questa città con una grave emergenza democratica in balia di interessi non trasparenti non è del tutto fuori dal contesto. Forse non è fuori dal contesto neanche quella del filosofo Cascavilla che vede l’amministrazione comunale impegnata in interventi in materia sociale con atti trasparenti ed in piena legalità.
A mio parere sono facce della stessa medaglia: una città come la nostra difficile, complessa, complicata nella sua composizione sociale e nel rapporto tra amministratori e amministrati trovano riscontro entrambe le affermazioni.
Certo come non dare torto al professor Cavicchia quando dice che l’odore delle clientele è palpabile, soprattutto quando il maggior datore di lavoro è il comune con le sue partecipate, controllate, cooperative ecc.
Oggi l’Ente Comune è l’unico fornitore di commesse di questa meravigliosa città; commesse anche di notevole rilevanza economica.
Anche il filosofo assessore Cascavilla afferma che le gare sono fatte nella piena legalità e trasparenza, come dargli torto. Appare del tutto evidente che il meccanismo è perverso perché l’unico modo di sopravvivenza per le attività economiche sono i pubblici servizi, i pubblici appalti. Qui entra in ballo il buon governo, perché per garantire la copertura finanziaria di queste gare, appalti e servizi (spesso in affidamento diretto come l’A.S.E.-Mercato ittico) senza nessuna certezza di economicità, di competitività del costo e del servizio, si impoverisce la capacità di reddito e di consumi della popolazione. Manfredonia ha un bilancio comunale al collasso, un’imposizione locale che negli anni è raddoppiata; i manfredoniani si domandano a chi servono e a chi sono indirizzati questi servizi se la città si spopola ed i cittadini hanno sempre meno potere d’ acquisto. Quale commercio, quale turismo, quale artigianato, quale piccola industria, quali servizi privati possono prosperare in una città in questo stato!
Nel 2010 l’amministrazione cittadina per i soli servizi emetteva ruoli esattoriali per circa 4 milioni di euro e nel 2014 ne ha emessi per circa 14 milioni di euro; questa differenza di 10 milioni di euro che è andata nelle casse comunali, oltre all’imu, alle addizionali comunali, come è stata spesa?
I cittadini di Manfredonia perché si dovrebbero interessare delle politiche sociali utili ed essenziali, quanto si fa di tutto per aumentare la schiera dei poveri?
Questi 14 milioni sono prelevate dalle tasche di tutti: disoccupati, anziani, pensionati, cassintegrati proprietari di case ed affittuari. Bisogna migliorare la qualità di vita dei cittadini, garantire loro servizi ed intervenire nelle situazioni di povertà e disagio sociale, questo dovrebbe essere l’imperativo e la speranza che un buon governo deve proporsi e perseguire. Per questo ritengo che il passaggio elettorale delle prossime amministrative sia cruciale per Manfredonia stessa: bisogna ridimensionare il peso della pubblica amministrazione nell’economia; bisogna liberare risorse da dare alle famiglie, l’unica vera ricchezza della città che al suo interno possiede anche le risorse per sane politiche sociali e non assecondare l’idea di grandi holding comunali gestiste in modo privatistico, con danaro pubblico. E qui trova fondato sospetto l’analisi del sociologo Cavicchia. Oggi questa città ha la possibilità di dare speranza, perché qualcuno ha rubato anche questo alle nuove generazioni.
Giovanni Caratù
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