Caldo, troppo caldo, un pianeta sempre più caldo. I bacini di Mediterraneo e Ionio sono saturi di energia. E se a novembre ci si mette anche il vento
Caldo, troppo caldo, un pianeta sempre più caldo. I bacini di Mediterraneo e Ionio sono saturi di energia. E se a novembre ci si mette anche il vento di scirocco a spirare da Sud, carico di umidità, ecco servito il mix che genera le trombe d’aria. I climatologi li chiamano «fenomeni vorticosi». Come quelli che si sono abbattuti sul Tarantino – e in particolare su Castellaneta e Palagiano – quest’autunno e l’anno scorso avevano scosso, più o meno nello stesso territorio, Statte.
«Con questi fenomeni – spiega il segretario generale dell’Autorità di bacino della Puglia, il professor An- tonio Di Santo – dobbiamo imparare a convivere. In America, ormai, ci hanno fatto l’abitudine. Dalle nostre parti sono fenomeni un po’ imprevedibili». La parola più utilizzata, in questo 2014 di condizioni meteo avverse, è emergenza. Ma, alle nostre latitudini, piogge alluvionali ed eventi come le trombe d’aria sono destinati a diventare la regola e non l’eccezione.
Perché tanta ricorrenza proprio lungo il litorale ionico-salentino? «I climatologi – chiarisce Antonello Fiore, geologo, ricercatore, esperto di questioni inerenti l’assetto idrogeologico in Puglia, membro della Società italiana di geologia ambientale (Sigea) – spiegano che la temperatura di mar Mediterraneo e mar Ionio dell’ultimo decennio è più alta della media registrata dalle stazioni di rilevazione negli ultimi 30 anni. Questo significa che il mare ha una quantità straordinaria in più di energia termica immagazzinata. Energia che, inevitabilmente, sarà liberata in atmosfera sotto forma di calore in presenza di perturbazioni. Perturbazioni che, nel nostro caso, provengono dai settori meridionali e occidentali del Mediterraneo, spinte da venti di scirocco, e sul loro tragitto, generandosi in mare, arrivano a terra con il massimo della potenza proprio sulla costa ionico-salentina».
Tanto le trombe d’aria quanto le alluvioni lampo (impropriamente ribattezzate bombe d’acqua) sono facce di una stessa medaglia: il cambiamento climatico in corso, un fenomeno inarrestabile. In uno studio pubblicato dallo stesso Fiore sulla rivista Villaggio globale, l’esperto di meteorologia, socio dell’Associazione meteo Valle D’Itria Francesco Montanaro, spiega: «Recenti studi dimostrano come negli ultimi decenni, sull’arco jonico tarantino è andato lievemente riducendosi il quantitativo di accumulo annuo e si è ridotto il numero di giorni piovosi. DI fatto piove meno, ma quando piove la quantità di pioggia è maggiore. Dall’elaborazione delle curve di probabilità pluviometrica si nota come eventi pluviometrici nel breve periodo (15 minuti-6 ore) che mostravano tempi di ritorno di circa 50 anni, negli ultimi 15 anni hanno probabilità di accadimento ridotta a 20-25 anni».
Questo il quadro, dunque: piove meno, ma con maggiore intensità in una breve parentesi temporale. E il territorio, depredato e degradato per uno sfruttamento intensivo, eccessivo ed improprio, non è in grado di sopportare questo sovraccarico di eventi meteorici. «Nell’area ionico- salentina – spiega Gaetano Ladisa, ricercatore ed esperto di idrologia, consulente dell’Istituto agronomico mediterraneo – I corsi d’acqua dell’arco ionico-salentino sono piccoli e molto stretti, quindi si riempiono, in presenza di eventi meteorici straordinari, con maggiore rapidità. Poi l’impermeabilizzazione dei suoli e l’eccesso di edilizia lì dove non si sarebbe dovuto, fa il resto».
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