Soffocata dal racket chiude la Az Foggia

Chiude causa racket. Proiettili in busta, lettere anonime, sconosciuti a offrirgli protezione, il «monitoraggio » dei suoi spostamenti, infine l’incen

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Chiude causa racket. Proiettili in busta, lettere anonime, sconosciuti a offrirgli protezione, il «monitoraggio » dei suoi spostamenti, infine l’incendio nella ditta. C’è tutto questo – dice il legale della vittima – alla base della decisione di Alessandro Zito di chiudere a Foggia. Imprenditore foggiano di 42 anni, Zito è il titolare della «AZ cermariche srl» di arredi e forniture di materiale edile; dopo l’incendio dell’altra notte di un camion e parte del materiale nel piazzale della ditta su via Manfredonia, ha denunciato domenica sera ai carabinieri – e l’ha fatto per la prima volta – d’essere sotto estorsione, ricatti cominciati due anni fa, nell’agosto 2012; e ha annunciato ieri mattina alla Gazzetta, tramite il legale, la decisione di chiudere la sede foggiana della ditta, già parzialmente trasferita a Pescara da qualche tempo proprio per via di quanto subiva, spiega l’avv. Fabio Verile.

«Perchè non ha mai denunciato sino a domenica sera le minacce subite da due anni? Per paura, perchè pensava di poter gestire la situazione evitando di rispondere alle telefonate anonime e di sconosciuti e allontanandosi periodicamente da Foggia, poi tutto è precipitata: prima una lettera trovata nella sua auto a Pescara per informarlo che conoscono i suoi movimenti, quindi l’incendio dell’altra notte. Domenica sera» aggiunge il legale «l’ho accompagnato dai carabinieri dove ha sporto denuncia per la prima volta e ricostruito due anni di minacce».

Non è la prima volta che a Foggia attività imprenditoriali e commerciali annunciano chiusura e/o ridimensionamento, causa racket (ma anche per i continui furti e rapine). In passato proprio la tempestività delle denunce delle vittime del racket fece scattare misure di protezione che posero fine a intimidazioni e scongiurarono in più di una circostanza la chiusura di cantieri e aziende. Da domenica sera i carabinieri hanno avviato le indagini per identificare gli estorsori. «Quella di denunciare l’estorsione in atto e chiudere l’attività a Foggia, dove l’”AZ srl” fornisce i principali costruttori cittadini e dà lavoro a 15 persone tra dipendenti e collaboratori, non è una decisione dell’ultimo momento; Zito l’ha maturata da tempo» dice l’avv. Verile, motivando anche la decisione «di renderla pubblica con questa intervista perchè non ce la fa più a fronteggiare da solo la situazione, come ha provato a fare per due anni».

Tutto cominciò «il 16 agosto 2012 – Zito ricorda la data perchè è quella del suo onomastico – quando nella cassetta della posta a casa fu trovata una busta con due proiettili. Fu aperta dalla moglie, che informò l’imprenditore: decise di portare fuori città la famiglia per qualche tempo per stare più tranquillo. Sino ad allora non aveva mai ricevuto minacce e richieste di pizzo. No, non sporse denuncia» l’avv. Verile anticipa la domanda del cronista «ma da quel giorno cominciò a pensare a trasferire la sua attività fuori provincia, tanto da aprire una sede a Pescara. Non seguirono altre minacce e decise di rimanere in città, anche per via delle numerose commesse della sua ditta» la ricostruzione del legale di Zito.
Poi «a marzo e settembre 2013, mentre nel frattempo trascorreva sempre più tempo a Pescara, trovò in due circostanze sul parabrezza dell’auto due lettere scritte a mano dal chiaro tenore estorsivo in cui gli si intimava di pagare, senza quantificare la cifra. Subito dopo aver trovato quelle lettere, Zito fu avvicinato a Foggia da sconosciuti – giovani sui 25 anni circa – che senza qualificarsi lo fermarono mentre era da solo chiedendogli se avesse bisogno di protezione. Anche in queste occasioni non denunciò per paura: ricevette telefonate anonime e di sconosciuti cui non rispose: pensò di poter gestire così la situazione, allontanandosi sempre più spesso da Foggia e non rispondendo a sconosciuti.

La situazione aggiunge l’avv. Verile «continuò a precipitare, con un episodio inquietante avvenuto due mesi fa a Pescara. Zito andò a ristorante e nel risalire in auto si accorse che qualcuno l’aveva aperta senza lasciare segni di effrazione, depositando una lettera scritta a stampatello sul sedile lato guida, che ha consegnato domenica sera ai carabinieri insieme ai proiettili ricevuti per posta due anni fa. Sulla lettera c’era scritto: “sappiamo dove vai, sappiamo cosa fai, non puoi scappare, devi pagare”. Zito sempre più impaurito capì di non poter più ignorare quei segnali, non era più sufficiente allontanarsi periodicamente da Foggia e non rispondere a sconosciuti, perchè era seguito da chi conosceva i suoi spostamenti. Se non ha denunciato tutto è stato sempre per paura: Zito era ed è terrorizzato, è stato male. Poi dopo che domenica notte è stato incendiato un camion e parte del materiale nel piazzale della ditta in via D’Aragona» (una traversa di via Manfredonia) «ha deciso di raccontare tutto ai carabinieri e, tramite me, all’opinione pubblica, annunciando nel contempo la decisione di chiudere la sua attività a Foggia: ha paura, teme intimidazioni ancor più gravi di quelle subite, non ce la fa più a fronteggiare questa situazione da solo come ha provato a fare in questi due anni».


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