«Pomodoro col bollino» Capitanata contro il lavoro nero

C’è scritto «Equapuglia no lavoro nero» sul bollino del pomodoro made in Capitanata. Comparirà sulle confezioni di pelato trasformato durante la cam

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C’è scritto «Equapuglia no lavoro nero» sul bollino del pomodoro made in Capitanata. Comparirà sulle confezioni di pelato trasformato durante la campagna 2014. Una rivoluzione per il pomodoro nostrano, ma lo sarà – secondo gli auspici – anche per l’agricoltura foggiana, la più importante al Sud per volumi di fatturato e lavoratori impegnati (20mila). Ieri in Prefettura c’è stato il primo atto di questa «rivoluzione»: la firma del protocollo d’intesa per il riconoscimento della «certificazione etica regionale», alla presenza dell’assessore regionale alla Legalità, Guglielmo Minervini, del prefetto Latella e davanti alle organizzazioni professionali agricole di Confagricoltura, Cia e Copagri (Coldiretti lo farà nei prossimi giorni, ha spiegato il presidente De Filippo nella conferenza stampa di ieri mattina).

«E’ un’operazione culturale prim’ancora che commerciale – ha detto Minervini – anche se ovviamente ci auguriamo che le aziende che aderiranno al marchio ne traggano vantaggi sul piano economico». Il marchio Equapuglia verrà rilasciato alle aziende, sia agricole che della trasformazione industriale, in grado di dimostrare di non aver utilizzato nei cicli di produzione manodopera avventizia e non inquadrata contrattualmente. «Siamo decisi a cancellare l’infamia della schiavitù nei campi che ci è stata appicicata addosso per troppo tempo», ha aggiunto l’assessore alla Legalità. La Puglia che sfrutta le braccia nelle campagne ha fatto il giro del mondo, ancora oggi i network francesi e tedeschi mandano in onda servizi sullo sfruttamento nei campi nel Foggiano e lo mettono in relazione con il ghetto di Rignano, il maxi accampamento di capanne di cartone che esiste da vent’anni e che il prossimo 1 luglio verrà «smantellato».

«Il bollino è un cambio di passo – sottolinea il prefetto Luisa Latella – può significare molto per questa provincia. E’ un modo per aprire un varco alla legalità e alle buone pratiche in agricoltura e una volta aperto il varco l’acqua scorre».

Al protocollo hanno aderito numerose aziende agricole, figurano nomi di realtà importanti come La Palma, San Michele, Mediterraneo, Conapo, Biorto, Agricola De Feo giusto per citarne alcune. Il mondo della trasformazione risponde con Futuragri, 500mila quintali di pomodoro trasformato. Non c’è Princes, ma a quanto si è detto ieri non c’è nulla di strano: gli ingliesi danno per scontato che nei processi produttivi venga impiegata manodopera regolare. Coinvolta anche la Grande distribuzione organizzata, ma per il momento risponde soltanto Coop Estense (ne riferiamo a parte).

Nei prossimi giorni le imprese agricole che aderiscono al protocollo riceveranno dall’ufficio Uma regionale un disciplinare di produzione, «nel contempo – dice Minervini – noi aggiorneremo la “white list” delle aziende che aderiscono al piano». Il passaggio successivo riguarderà l’arruolamento del personale attraverso le liste di prenotazione nei centri per l’impiego, ma in possesso anche dei sindacati. «Le aziende potranno ingaggiare la manodopera attraverso il portale Sintesi dell’Ufficio del lavoro», ma le imprese chiedono di rendere automatica l’assegnazione dell’incentivo (300 euro per almeno venti giorni di contratto). Oggi prima avvengono le assunzioni, poi bisogna fare richiesta per la liquidazione. «Noi vogliamo eliminare questo passaggio, fare tutto on-line», dicono i sindacati. La sfida è appena cominciata.
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