Saranno un bell’esempio di green economy gli impianti Biochemtex, quando inizieranno a produrre bioetanolo, cioè biocarburante di seconda generazione:
Saranno un bell’esempio di green economy gli impianti Biochemtex, quando inizieranno a produrre bioetanolo, cioè biocarburante di seconda generazione: perché non si useranno fossili, ma cellulosa estratta dalle canne palustri e da altri prodotti naturali non commestibili.
Questo il senso di un’intesa siglata dal governo con il gruppo Mossi&Ghisolfi che realizzerà tre impianti ex novo: a Manfredonia in Puglia, a Termini Imerese in Sicilia e nel Sulcis in Sardegna. A farsi carico di questo progetto è stato direttamente palazzo Chigi che, raccolta la disponibilità dell’azienda ad investire, ha individuato territori con maggiori crisi industriali ed economiche, cui dare un po’ di sollievo occupazionale. Per la verità la situazione dell’area pugliese non è comparabile con le altre, ma fu individuata quando sembrava che la vicenda delle Bridgestone, la fabbrica nippo-britannica di pneumatici, dovesse concludersi con la chiusura dello stabilimento di Modugno. Quando invece il pericolo è stato scongiurato, anzi il gruppo ha deciso di investire nella struttura vicino al capoluogo regionale, il sito di Manfredonia di Mossi&Ghisolfi è rimasto in pista, forse per la vicinanza con i terreni lacustri di Lesina e Varano.
Per procedere palazzo Chigi ha affidato al ministero per lo Sviluppo economico la parte del progetto riguardante la fattibilità tecnica e l’aspetto finanziario — di notevole spessore — riservandosi il compito di confrontarsi con gli enti territoriali per l’individuazione delle località idonee ad ospitare gli impianti chimici supergreen, il cui costo è stato calcolato in 250 milioni ciascuno, pari a 750 milioni complessivi. La Mossi&Ghisolfi — con altri soci minori — si è impegnata a finanziare immediatamente un terzo dell’impresa, per il resto si affiderà alle banche e al finanziamento agevolato da restituire in tempi certi, perché – spiegano i tecnici del ministero – l’operazione sarà interamente a capitale privato. Nelle prossime settimane sarà completata l’analisi della parte finanziaria del progetto che verrà formalizzato in una proposta a Invitalia per un contratto di sviluppo che riguarderà tutti e tre i siti. Dal momento che verrà posta la prima pietra passeranno due anni prima che gli impianti possano iniziare a produrre, ma il più è fatto: il progetto (l’accordo con il gruppo Mossi&Ghisolfi fu siglato nel gennaio del 2013 dal precedente esecutivo guidato da Enrico Letta) non è o almeno non dovrebbe essere di quelli che si perdono per strada: come usa dire l’attuale premier Matteo Renzi, è il governo che ci mette direttamente la faccia; ma perché si realizzi è necessario non solo rinvenire le risorse e individuare i terreni per costruire gli impianti, si tratta anche di avere a disposizione migliaia di ettari di terreno per recuperare la materia prima. Comunque, nei prossimi quindici giorni, «le parti private coinvolte svilupperanno un’azione comune volta ad approfondire ulteriormente la sensibilità del progetto alla evoluzione nel tempo dei diversi fattori», si legge nel comunicato del ministero.
Insomma, una buona notizia per il Mezzogiorno.
corriere del mezzogiorno
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