Lavoro al femminile in Capitanata 66% sono le inoccupate

C’è un profondo senso di disagio che va oltre la crisi economica. Bisogna superare i condizionamenti di chi approfitta della crisi per imporre soluzio

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C’è un profondo senso di disagio che va oltre la crisi economica. Bisogna superare i condizionamenti di chi approfitta della crisi per imporre soluzioni che erodono i diritti, mettendo a rischio il lavoro, la salute, l’istruzione e la previdenza. In Puglia, la Cgil è presente in 230 comuni su 258: non esiste un’altra organizzazione così capillarmente attiva sul territorio. Dobbiamo ricostruire una rete di relazioni e di partecipazione, lo spirito di solidarietà e di condivisione, i tessuti connettivi della società». E’ con queste parole che Antonella Morga, Segretaria regionale della Cgil, ha concluso i lavori della tavola rotonda su “Crisi economica: impatto sulle donne”.

L’incontro, organizzato dalla Spi-Cgil, si è tenuto a Casa Eirene a San Severo ma aveva carattere provinciale. I I dati sulla condizione occupazionale delle donne di Capitanata, infatti, sono drammatici e spiegano solo in parte quanto si sia aggravato il carico di difficoltà cui le donne, in tutta la provincia, devono fare fronte in famiglia e sui luoghi di lavoro: il tasso di occupazione femminile, nel Foggiano, si attesta al 26,8 per cento; il tasso di disoccupazione femminile, in Capitanata, è salito al 20,4 per cento; il dato provinciale sul tasso di inattività femminile è del 66,2 per cento.

Le carenze del sistema sanitario nazionale e del welfare, oggi più che in passato, fanno delle donne il primo (e, in molti casi, l’unico) ammortizzatore sociale contro la crisi. Ricade sulle donne, in ambito familiare, il maggior peso del ruolo di “care giver”, ossia il compito di assicurare la cura alle persone che necessitano quotidianamente di assistenza all’interno delle mura domestiche.
Secondo dati Istat, una donna su quattro svolge un’attività in favore degli altri (per gli uomini il rapporto è di uno su cinque). Ogni mese, i caregiver prestano 330 milioni di ore nella cura di chi ha bisogno di assistenza: i due terzi di questo impegno sono sostenuti dalle donne. Le donne si trasformano in caregiver “per amore o per forza”, con pesanti condizionamenti sul percorso della loro vita. Diventa sempre più difficile, per le donne, amministrare il bilancio economico della famiglia riuscendo anche a risparmiare: secondo l’ultima indagine Eurispes, l’81 per cento delle donne italiane non ha più alcuna possibilità di mettere qualcosa da parte a fine mese.

«Bisogna trasformare le donne da prime vittime della crisi a risorsa strategica per superare le attuali condizioni di estrema difficoltà», è stato affermato nel corso del convegno. Esistono diversi strumenti per centrare l’obiettivo, in Puglia molti passi in avanti sono stati computi per esempio grazie alla legge 19, ma bisogna imparare a usarli e, per farlo, occorre più informazione su leggi e bandi, una maggiore consapevolezza dei mezzi a disposizione, combattere la rassegnazione.
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