I vetri piani della Sangalli piacciono ai russi di Sitis

«Per ora i russi sono solo un’interessante opportunità, ma non c’è alcuna carta firmata. Con loro sarebbero possibili sinergie non dappoco: da parte n

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«Per ora i russi sono solo un’interessante opportunità, ma non c’è alcuna
carta firmata. Con loro sarebbero possibili sinergie non dappoco: da parte nostra tecnologia e qualità,
dalla loro un mercato immenso. Vedremo nei prossimi mesi». Giorgio Sangalli, leader del maggiore
produttore nazionale di vetri piani, erede di tre generazioni imprenditoriali trevigiane, non si sbilancia
sulle voci (e qualcosa di più) che danno per certo l’ingresso al 50% del trader russo Stis nel suo gruppo.
Sangalli conferma il micidiale contesto di questi ultimi anni: vetro significa edilizia ed è ben nota la
drammatica situazione in cui il settore delle costruzione vive. «L’edilizia italiana è crollata, il mercato
europeo è in lieve flessione – scandisce Sangalli -in compenso per le bollette energetiche paghiamo il
35% in più di elettricità e il 20% in più di gas rispetto ai nostri concorrenti. E così nel nostro settore, in
Italia, hanno chiuso 2 fabbriche su 5». La speranza è riposta nelle ristrutturazioni edilizie. Un quadro
desolante, che tocca da vicino il Friuli Venezia Giulia, dove il 18 giugno 2011 a Porto Nogaro Sangalli
aveva inaugurato un modernissimo stabilimento, non lontano dalla banchina, che esporta i 2/3 della
produzione. E’una delle realtà più avanzate a livello continentale, ci lavorano 150 persone, per
realizzarla è occorso un investimento di 135 milioni, per una buona metà apportati dal Frie e
intermediati da Mediocredito regionale. Il sistema-Regione ha fortemente voluto questa operazione,
come dimostra la presenza di Friulia con il 35% nel capitale (56 milioni) della “spa” costituita per
gestire il sito friulano. Sangalli è una “firma” importante nel settore vetrario: nel 2012 ha fatturato 101
milioni, occupa 400 addetti tra gli stabilimenti di Manfredonia e Porto Nogaro, cui s’aggiunge il
quartier generale di Susegana. Il gruppo esporta circa la metà della produzione: Manfredonia serve la
Grecia e l’area balcanica, Porto Nogaro guarda all’Europa centro-orientale (Austria, Germania,
Slovenia, Ungheria, Croazia). «Senza dimenticare – ricorda Sangalli – l’indotto: l’anno scorso abbiamo
mosso una cinquantina di navi e 12 mila camion». Insomma ci sono storia e qualità, ma adesso
mancano i margini. Questo è il problema di Sangalli ed è la ragione per cui urge un alleato con le spalle
robuste e una buona cassa. Nel 2012 il margine operativo lordo era sotto di 5,2 milioni e il risultato
operativo di 21 milioni, l’utile netto marcava un “rosso” di quasi 14 milioni. E i debiti pesano per oltre
130 milioni. Il brillante stabilimento di Porto Nogaro non è arrivato nel momento propizio. La
concorrenza ha nomi illustri: Pilkington e Saint-Gobain, per esempio. Fonti di stampa parlano di “due
diligence” svolte dalla svizzera Troesch e dalla statunitense Guardian. Così la moscovita Stis,
presieduta e partecipata da Dmitry Sulin, guarda con molta attenzione al possibile interlocutore
italiano. Secondo informazioni raccolte nell’ambiente creditizio regionale, Stis, per chiudere
l’operazione, attenderebbe l’esito delle trattative tra la Sangalli e le banche per la ristrutturazione del
debito, che oltre al Frie, vedrebbe interessate soprattutto Unicredit, poi Bnl, Banca Apulia, FriulAdria,
con un intervento-ponte per 7 milioni.

TRIESTE
Massimo Greco

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