Coordinamento Provinciale contro gli Inceneritori

L’allarme lanciato dal Coordinamento Provinciale contro gli Inceneritori: Negli impianti in provincia di Foggia possibile termovalorizzare anche rifiu

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L’allarme lanciato dal Coordinamento Provinciale contro gli Inceneritori:
Negli impianti in provincia di Foggia possibile termovalorizzare anche rifiuti radioattivi a causa dell’assenza dei controlli
A pochi giorni dalla notizia dell’imminente riapertura dell’inceneritore di rifiuti sanitari Ecocapitanata nella zona industriale di Cerignola, a pochi metri da conservifici e dalle prime case, il comitato spontaneo contro gli inceneritori in Capitanata lancia l’allarme sulla carenza dei controlli del materiale che entrano in questi forni, i cui controlli sulla radioattività – sostengono – non sono effettuati a norma di legge.
Secondo il comitato spontaneo, si tratta di un problema generale e noto, a cui finora le istituzioni non hanno dato risposta prendendo i provvedimenti di merito.
L’esempio è proprio Ecocapitanata, strano nome per un termodistruttore più volte menzionato dal Sottosegretartio agli Interni Alfredo Mantovano, per inchieste su traffici illeciti di materie provenienti dagli ospedali tutta la Puglia.
L’incenerimento di questo tipo di rifiuti è di regola preferito dalle aziende che ne producono in grandi quantità, perché più economico rispetto al loro recupero; tuttavia senza considerarne i possibili danni al salute.
Ma esistono alternative come il riciclo – che, però, andrebbero sviluppate e perseguite politicamente. Anche per questo, la maggior parte delle volte, i rifiuti ospedalieri finiscono illegalmente nei cassonetti dell’indifferenziato, e così nel ciclo dei rifiuti urbani, specialmente in Puglia, come fatti di cronaca recente riportano.
Ma non sono soltanto le tipologie sanitarie e ospedaliere a destare inquietudine e preoccupazione. Il mancato controllo della radioattività è la regola anche per i rifiuti urbani: vedi, per esempio, il caso dei primi rifiuti dell’emergenza campana rispediti al mittente dalla Germania, dopo i primi controlli; alcuni di essi, arrivarono nel 2007 a Massafra in provincia di Taranto, impianto gemello di quello (a breve in accensione) a Borgo Tressanti, sempre firmato Marcegaglia – senza apparentemente alcun protocollo d’intesa e controllo dell’ARPA o dell’ufficio prevenzione della ASL, visto che il CDR (combustibile dai rifiuti), essendo a tutti gli effetti un rifiuto speciale, a differenza dei rifiuti solidi urbani, “può viaggiare” anche fuori regione (parola dell’assessore regionale all’ambiente Lorenzo Nicastro). Infatti, il neoministro Clini ha recentemente varato una norma che permette, in deroga al piano regionale dei rifiuti della Campania, di portare le ecoballe prodotto negli stabilimenti STIR in Campania nelle altre regioni italiane, indipendentemente dal fatto che queste offriranno o meno la propria “solidarietà”, in quanto questo è un business privato e di pochi.
Il comitato da tempo vuole sapere come verranno effettuati i controlli negli impianti in provincia di Foggia, come quello della ETA in agro di Manfredonia alla località Feudo della Paglia (chiamato di Tressanti, perché più vicino a Cerignola che a Borgo Mezzanone). Infatti, “la radioattività del cdr è controllata a campione, quando invece questa a norma dovrebbe essere controllata minuziosamente per ogni singolo carico, come prevedono le linee guida nazionali sull’incenerimento”.
Ciò è evidente nelle autorizzazioni regionali, impugnate con ricorso ancora pendente davanti al Consiglio di Stato da parte del Comune di Cerignola; ma, pur sapendo di questa circostanza, sia la Regione sia gli uffici competenti (e le stesse istituzioni), l’hanno ignorata – adducendo delle giustificazioni che ben poco a che vedere hanno con le precise prescrizioni del Dlgs 152/2006 (“Testo unico delle leggi ambientali”). Essi sostengono che i rifiuti in entrata debbano essere sottoposti a controllo nello stabilimento di produzione, adiacendente all’inceneritore della Cogeam (anch’essa di proprietà del Gruppo Marcegaglia e controllata a sua volta da una società chiamata Progetto Ambiente Foggia, di cui è comproprietaria all’1% la Provincia di Foggia). A queste spiegazioni, il comitato civico ha obiettato che i rifiuti potrebbero arrivare in realtà da tutta la Puglia e oltre, e che nessuno finora ha potuto accedere alla documentazione dell’ impianto della Cogeam presso Comune, Provincia e Regione, per constatare effettivamente il tipo di misurazioni previste.
“Questa situazione – fanno sapere dal comitato – è ancora più grave per i nuovi impianti a agromasse autorizzati nel Comune di Foggia, per i quali la legge prescrive controlli anche minori, se non addirittura assenti per quanto riguarda la radioattività; oltre al fatto, che resta da stabilire se anche questi, come l’impianto Marcegaglia autorizzato dal Comune di Manfredonia e dalla Regione come centrale a “biomassa”, non verranno autorizzati a bruciare anche altro, vista la palese scarsità dei combustibili dichiarati attualmente come olio di palma, sansa vergine e paglia”.
Oltre a quello della signora di Confindustria, Marcegaglia a Borgo Tressanti ed a Ecocapitanata, in tutta la provincia di Foggia, sono state già autorizzate alla costruzione e all’esercizio due centrali a Foggia (borghi La Rocca e Eridania), una centrale turbogas a San Severo in funzione da poco, un progetto presentato in Regione a Castelluccio Valmaggiore ed uno in fase autorizzativa a Sant’Agata di Puglia.
Altri ne sono stati presentati – inizialmente – a Carapelle (Caviro) e a Cerignola, nei pressi della discarica di Forcone-Cafiero, dalla stessa azienda che gestisce gli inceneritori di Brescia e Acerra.
Ad oggi, niente esclude con assoluta certezza la possibilità che ad essere “termovalorizzati” possano anche rifiuti radioattivi e tossico-nocivi, anche in futuro se la raccolta differenziata porta a porta dovesse partire.
Coordinamento Provinciale Comitati Spontanei Contro gli Inceneritori
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