NESSUN pericolo di fuga, né di inquinamento delle prove. Revoca dei domiciliari per il 38enne (classe 1974) Massimo Prota, carabiniere originario di M
NESSUN pericolo di fuga, né di inquinamento delle prove. Revoca dei domiciliari per il 38enne (classe 1974) Massimo Prota, carabiniere originario di Manfredonia in servizio – come appuntato – nel nucleo radiomobile di Senigallia. L’uomo era stato arrestato nel 7 luglio 2011 insieme al collega Simone Ubertini, con l’accusa di peculato, falso in verbali e spaccio di droga. Prota è tornato libero in attesa della sentenza di primo grado. In precedenza la revoca degli arresti domiciliari era stata concessa anche al collega Ubertini.
Il gip del Tribunale di Ancona dott. Alberto Pallucchini ha ritenuto infatti insussistenti le esigenze cautelari a carico dell’uomo – anche per la condotta processuale avuta – revocando la misura dei domiciliari lo scorso 27 gennaio 2012. Massimo Prota, che non ha mai prestato servizio nei CC di Manfredonia, è difeso dal’avvocato Angelo Pio Caggiano del Foro di Foggia.
Secondo l’impostazione accusatoria della procura i due carabinieri avrebbero falsificato i verbali d’arresto impossessandosi di quantitativi di cocaina per rifornire i loro informatori. L’indagine riguarda anche l’elevato numero di contravvenzioni contestate dai due appuntati ai danni di automobilisti. In particolare, secondo l’accusa formulata dai loro colleghi anconetani, i due Carabinieri avrebbero trattenuto parte delle sostanze stupefacenti che venivano sequestrate nelle operazioni a cui prendevano parte, usandole come ipotetica “ricompensa” per una cerchia di “provocatori”: persone esterne all’Arma che fungevano da esca in altre operazioni antidroga, il tutto senza alcuna autorizzazione.
L’arresto era stato effettuato dai colleghi del nucleo investigativo del reparto operativo di Ancona. Prota era stato inizialmente rinchiuso nel carcere di Montacuto mentre per Ubertini sono scattati gli arresti domicliari. Gli investigatori sono stati coordinati dal procuratore della Repubblica, Elisabetta Melotti, e dal sostituto Marco Pucilli. L’indagine era partita circa un anno fa, nel cuore dell’estate del 2010, conclusasi con la convalida degli arresti dei due appuntati, dopo intercettazioni e testimonianze dirette, base della tesi accusatoria.
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