Giorgia Meloni domani sarà a Bari per la firma del Patto per la Puglia

L’emendamento del ministro Raffaele Fitto alla legge di conversione del decreto Ambiente ha blindato per altri 30 anni la concessione per gestire

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L’emendamento del ministro Raffaele Fitto alla legge di conversione del decreto Ambiente ha blindato per altri 30 anni la concessione per gestire il servizio idrico integrato. Ma dopo l’accordo tra Regione e governo, Acquedotto Pugliese dovrà quasi certamente rinunciare al progetto più volte inseguito dal governatore Michele Emiliano: quello di trasformare la più grande società pubblica del Sud in una multiutility attiva (anche) nell’energia e nei rifiuti.

Aqp gestisce il servizio idrico in Puglia in base al decreto legge del 1999 (prorogato due volte) che vale fino al 31 dicembre 2025. Dal 1° gennaio 2026, applicando la legge regionale 14 e grazie all’ok del governo, sarà possibile trasferire il 20% delle azioni dalla Regioni ai Comuni e dunque provvedere all’affidamento in-house (senza gara d’appalto). Ma se da un lato la giurisprudenza (di derivazione europea) consente l’affidamento diretto alle società pubbliche controllate dagli stessi enti titolari dei servizi, la legge italiana proibisce agli enti pubblici di detenere partecipazioni in società che non svolgono servizi di propria competenza. E – va ricordato – sia la gestione dei rifiuti che il servizio idrico dipendono dai Comuni.

Aqp è proprietaria di Aseco, la società che gestisce un impianto di trattamento dei rifiuti appena riattivato a Ginosa. Nel capitale di Aseco è entrata con il 40% anche Ager, l’agenzia (dei Comuni) che gestisce la programmazione del servizio. L’idea della Regione sarebbe di affidare ad Aseco realizzazione e gestione di alcuni impianti di trattamento (finanziati con fondi pubblici), strategia su cui c’è già stato il «no» dell’Autorità garante della concorrenza che ha presentato un ricorso al Tar (non ancora discusso).

Anche la Corte dei conti, pur considerando in sé legittima l’operazione, ha osservato la mancanza di sostenibilità economica nell’affidamento ad Ager. Il problema è appunto che l’Agcm ha rilevato che alle Regioni spettano solo «compiti di pianificazione, organizzazione e controllo» ma non «anche competenze di gestione» nel settore dei rifiuti. E dunque si sarebbe creato un corto circuito.

Cosa accadrà con Aqp sottoposta a controllo analogo da parte dei Comuni, condizione necessaria – quest’ultima – per procedere con l’affidamento in-house del servizio idrico integrato? L’applicazione del Testo unico sui servizi locali e delle altre norme in materia di partecipazioni pubbliche porterebbero a obbligare la Regione a dismettere la partecipazione in Acquedotto Pugliese: la legge 147/2013 addirittura imponeva la cessazione ex lege delle partecipazioni detenute dagli enti pubblici «in società esercenti attività non strettamente necessarie per il conseguimento delle finalità istituzionali». Ma forse la dichiarazione contenuta al comma 1 dell’emendamento Fitto (che sancisce la «rilevanza strategica per l’interesse nazionale» di Acquedotto Pugliese) potrebbe sopperire in questo senso: se la società viene equiparata a Eni ed Enel, sarà difficile che qualcuno ne sostenga l’estraneità alle finalità istituzionali della Regione (nel senso degli investimenti necessari per completare le infrastrutture idriche pugliesi).

Intanto in Regione attendono una comunicazione ufficiale da Palazzo Chigi in merito alla firma del Patto per la Puglia che sbloccherà i 4,6 miliardi di fondi Fsc. Nella notte di martedì gli uffici coordinati dal capo di gabinetto Giuseppe Catalano hanno trasmesso al ministero di Fitto le tabelle definitive sull’allocazione dei fondi di coesione. La premier Meloni, infine, dopo l’appuntamento di oggi in Sardegna per la firma sui fondi Fsc, domani alle 11 sarà a Bari per sottoscrivere il Patto per la Puglia con Michele Emiliano e la Regione sulle risorse per la coesione e lo sviluppo. Sarà presente anche il ministro Raffaele Fitto, per l’ultimo atto politico da esponente del governo nazionale, prima di diventare formalmente vicepresidente della Commissione Ue.

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