È stato appena aggiornato il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) della Puglia, strumento di pianificazione in ambito energetico e amb
È stato appena aggiornato il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) della Puglia, strumento di pianificazione in ambito energetico e ambientale contenente gli obiettivi per i prossimi sei anni. Obiettivi in linea con quelli europei – più ancora che con quelli nazionali –, per ridurre le emissioni dannose attraverso una massiccia e definitiva decarbonizzazione. Questa una sintesi:
- modernizzazione degli impianti di pale eoliche e fotovoltaici esistenti, finalizzato anche a ridurre il consumo di suolo;
- riduzione dei consumi energetici con il contributo della produzione di idrogeno verde,
- decarbonizzazione del sistema industriale;
- coinvolgimento dei cittadini come attori e protagonisti attivi della transizione energetica.
Così il governatore Michele Emiliano:
Non si possono far regredire i cambiamenti climatici in poche settimane o in pochi anni, però impostare queste politiche e avere chiaro qual è il punto di equilibrio che la Regione ha individuato per la produzione di energie che non producono emissioni di CO2, contemporaneamente alla strategia complessiva per non impattare sull’ambiente e il paesaggio, sono elementi di grandissima importanza che rendono la Puglia all’avanguardia tra le regioni italiane.
In effetti, il sistema energetico della Puglia presenta diverse peculiarità.
- È una regione di trasformazione ed esportazione energetica. Il consumo di combustibili solidi, gassosi e prodotti petroliferi, utilizzati nell’industria siderurgica e di raffinazione, oltre che per la produzione di energia elettrica, è superiore alla media nazionale. La produzione di energia elettrica – a proposito – è doppia rispetto ai consumi interni: 34.400 GWh contro 15.900 GWh (dati 2022).
- È leader nazionale nelle FER (fonti energetiche rinnovabili) elettriche e “non programmabili” (si dice così di quelle fonti strettamente connesse a variabili meteorologiche).
- Ha ridotto di un quarto la produzione elettrica da fonti fossili negli ultimi dieci anni (merito anche della chiusura di due storiche centrali a olio e a carbone, a Bari e a Brindisi), e ridotto del 12% anche i consumi finali lordi tra il 2012 e il 2019 (merito, quest’ultimo, della riduzione dell’intensità energetica del settore produttivo).
Sopra si è accennato al dato relativo all’intensità energetica industriale, questo sì negativo. E di gran lunga, rispetto alla media italiana. Per migliorarlo, il Piano propone investimenti in tutti i settori “hard to abate”; settori industriali e del trasporto pesante difficili da decarbonizzare, tanto sono elevate le emissioni di CO2 e tanto è limitata, attualmente, la disponibilità di alternative.
In particolare, si promuove:
- un miglioramento annuo del 2,6% dell’intensità energetica finale dei settori industriale, agricolo e terziario;
- il raddoppio del numero di interventi di efficientamento energeico sugli edifici;
- il supporto alla transizione verso una mobilità passeggeri e merci più sostenibile.
Si parla poi della riduzione dell’impatto paesaggistico dei grandi impianti (soprattutto eolici) e delle reti di trasporto dell’energia. Le due vocazioni principali della regione sono quella turistica e quella di produzione alimentare, e l’utilizzo spregiudicato del suolo a fini energetici rischia di danneggiare entrambe. La proposta è di favorire il revamping, ovvero l’ammodernamento e in più potenziamento di impianti esistenti. Inoltre, il Piano parla dei piccoli impianti, integrabili nel tessuto urbano e industriale, come della soluzione migliore (il riferimento è ai pannelli fotovoltaici posizzionabili sui tetti/tettoie).
Accanto alla promozione delle FER, è indispensabile ridurre la produzione di elettricità da fossili, con i seguenti target:
Nello scenario obiettivo, la produzione di energia elettrica verrà coperta da fonti non programmabili e intermittenti per circa il 67%. Parallelamente, si investirà sulle tecnologie di accumulo che comprendono gli accumuli elettrochimici e laproduzione di idrogeno.
Ribadita con forza la contrarietà al nucleare, un tema su cui è intervenuto anche l’assessore all’Ambiente Serena Triggiani: “la Puglia – ha ricordato – era stata individuata come area idonea per il deposito di scorie nucleari, proprio in un territorio, la Murgia, oggi riconosciuto persino Geoparco dall’Unesco”.
Il Piano non veniva aggiornato dal 2017, e oggi contiene un nuovo progetto particolarmente utile: lo sviluppo di processi di desalinizzazione con impianti ad hoc per fronteggiare l emergnza idrica e creare sinergia con altre fonti di energia rinnovabile.
Infine, nel PEAR è presente un set di circa 100 azioni riguardanti più direttamente i cittadini. Esse includono il supporto alla creazione di comunità energetiche e il contrasto alla povertà energetica con l’istituzione di un reddito energetico regionale. Questa nuova rotta, prevedibilmente, determinerà benefici socio-economici come la riduzione del costo dell’energia per imprese e cittadini, anche tramite la fornitura a prezzi calmierati.
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