Hanno scardinato i cancelli e hanno tentato di uscire dai reparti i detenuti che hanno inscenato una rivolta, ieri sera, nel carcere di Foggia.
Hanno scardinato i cancelli e hanno tentato di uscire dai reparti i detenuti che hanno inscenato una rivolta, ieri sera, nel carcere di Foggia.
A riferire l’accaduto è il Sappe, sindacato autonomo di Polizia penitenziaria, che la descrive come una “serata da incubo”.
A quel punto, tutti i detenuti del reparto hanno iniziato a sbattere violentemente le pentole contro le inferriate delle stanze, scatenando il caos. Per fortuna, l’agente di polizia penitenziaria in servizio, mentre lanciava l’allarme, ha chiuso il cancello di sbarramento all’ingresso del reparto.
Ma anche contro quel cancello i detenuti hanno lanciato come un ariete un carrello in acciaio utilizzato per il trasporto delle vivande, scardinando anche quello. I detenuti sono arrivati fino alla rotonda del primo piano e, non potendo entrare nella sezione attigua a quella occupata da loro, tramite le scale hanno provato a superare il cancello per guadagnare l’uscita dalle sezioni detentive.
L’agente di servizio, però, aveva provveduto a chiudere anche quel cancello. Quando si sono resi conto di non avere altre chance, i detenuti sono tornati nei reparti, incitando gli altri alla rivolta.
Davanti all’ennesimo episodio di violenza e prepotenza nella casa circondariale di Foggia, il Sappe se la prende con il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.
Il carcere conta circa 700 detenuti, ricorda, a fronte dei 360 posti a disposizione, con un centinaio di agenti in meno rispetto a quelli necessari.
Il sindacato lamenta come per i detenuti che compiono simili gesti non scatti alcun provvedimento immeditato, e non vengano applicate le leggi. “Basterebbe che si applicassero l’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario (carcere più duro, isolamento senza benefici) e l’art.32 sempre dell’o.p. che prevede il trasferimento immediato in sezioni specifiche in luoghi distanti, e la violenza si ridurrebbe di molto”, afferma Pilagatti.
Il Sappe, insieme ai poliziotti penitenziari, sta valutando di organizzare delle “forme di protesta molto dure così come fatto dai colleghi francesi che hanno messo a soqquadro le carceri al fine di mettere di fronte alle loro responsabilità le istituzioni a partire dalla politica”.
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