Gentile Direttore, scrivo questa lettera alla Vostra Redazione perché vorrei ricordare mia zia, Franca Marasco, per il suo compleanno. Come ogni a
Gentile Direttore, scrivo questa lettera alla Vostra Redazione perché vorrei ricordare mia zia, Franca Marasco, per il suo compleanno. Come ogni anno il 21 settembre sarebbe stato il giorno in cui tutti noi nipoti avremmo fatto a gara nel fare gli auguri per primi a nostra zia…che a questa giornata di festa, da vivere rigorosamente in famiglia, ci teneva tantissimo
Purtroppo, dal tragico criminoso evento del 28 agosto 2023, quando quattro feroci coltellate, brutalmente e violentemente inflittele nella sua storica tabaccheria di Via Marchese de Rosa, ce l’anno portata via, non ci resta che la stampa (..quella seria) per ricordare a tutta la città di Foggia che una zia, una sorella, una persona perbene, una grande lavoratrice dedita alla sua famiglia e al suo posto di lavoro, oggi avrebbe compiuto gli anni.. circondata e abbracciata… nell’amore dei suoi conoscenti, clienti, amici e familiari.
E’ passato ormai più di un anno da quella maledetta mattina e nessuno l’ha mai dimenticata, forse per la sua semplicità, per il suo carattere, per il suo rispetto e sorriso verso i clienti e quanti entravano nel suo negozio anche solo per un acquisto veloce.
Restano però nella nostra mente le bruttissime immagini di quei giorni, gli attimi di panico e scoraggiamento, le sirene dei carabinieri…lo squillo del telefono alle 12.40. Poi i dubbi… le domande, il perché di tanta inutile ed immotivata violenza su una donna sola, dolce e generosa che mai nulla di male aveva fatto o avrebbe potuto fare a qualcuno. Fino a giungere all’arresto del primo indagato, reo confesso Redoane Moslli, cittadino di nazionalità marocchina, immigrato che viveva clandestinamente, ospitato nel nostro territorio dal PIS (Pronto Intervento Sociale del Comune di Foggia) e dalla Parrocchia di San Pio X della nostra città, sebbene su di lui pendessero, oggi ce lo raccontano le indagini, due decreti di espulsione: il primo, quello tedesco, per atti criminosi e violenti compiuti in Germania e il secondo, quello italiano, per reati simili ed altrettanto cruenti operati nella nostra Italia, entrambi mai seguiti da opportuno rimpatrio anche dopo il suo soggiorno a Macomer, in CPR dedito all’accoglienza (e rimpatrio!) di immigrati pericolosi.
Agli atroci dubbi che ognuno di noi familiari si è posto in quei giorni del primo arresto sono seguiti i momenti di ancora maggiore sgomento quando è avvenuto il secondo arresto, quello di Vittorino Checchia, presunto complice del M., anche lui recidivo per rapina e anche lui ospite delle medesime realtà “di accoglienza” della nostra sfortunata città (e diocesi?….Redoane Moslli racconta negli interrogatori, ed è ancora da verificare ovviamente, che l’appartamento di Via Mameli, dato non si sa a che titolo al Vittorino Checchia era stato lui reperito dal Parroco di San Pio X e da volontari), sebbene fosse un personaggio tutto “nostrano”, residente sui Monti Dauni ed evidentemente senza gravi problemi economici, visto che sembra recepisse una regolare pensione(!).
Di questo secondo presunto complice, in verità, la stampa si è occupata pochissimo, quasi senza citarlo mai…come se un alone di mistero coprisse la sua persona. E oggi il mistero, a mio parere, continua ad avvolgerlo, dato che è deceduto (misteriosamente?) dopo un improvviso ricovero in ospedale a cui sembra sia seguita fulminea la morte. Di più non c’è ancora dato sapere.
Tante ombre quindi sembrano, per noi familiari, ancora oggi aggirarsi intorno a quel 28 agosto 2023. Tanti misteri, zone grigie che ancora non hanno spiegazione….! ….Ancora non si riesce a trovare una risposta vera a quella violenza e brutalità che abbiamo vissuto e continuiamo a rivivere anche quotidianamente come in un flashback sulla nostra pelle.
Le domande che ci siamo posti sono tante, tantissime… e ci seguono, giorno dopo giorno, non riuscendo noi a spiegare ancora il vero motivo che ha mosso queste persone (chissà se sole o con altri complici) colpevoli di averci strappato via un affetto tra i più cari.
Nell’ultimo periodo, inutile negarlo, abbiamo registrato una maggiore lontananza delle istituzioni, che dopo una prima presenza costante, hanno cominciato pian piano a dileguarsi, attente forse a non toccare poteri, equilibri e responsabilità che in questa storia si vedono, sempre più, direttamente o indirettamente coinvolti.
Pare che Il reo confesso fosse stato ospite di una struttura di accoglienza cittadina nel periodo dell’omicidio, struttura che, da quando si apprende dalle indagini e dalla tv, non aveva il mezzo per registrarlo, non essendo fornita dell’apposito software generalmente in dotazione alle realtà che si occupano di accoglienza migranti. Come dichiarava Domenico La Marca responsabile del PIS (ora sindaco di Manfredonia!!) ai giornalisti Rai di Estate in Diretta, il PIS non aveva i mezzi per sapere dei decreti di espulsione che pendevano su M., non potevano quindi sapere della sua pericolosità….e lo hanno ospitato per interi periodi anche quindi forse nei mesi di progettazione dell’incursione nella tabaccheria di mia zia.
Non aveva dunque sicuramente permesso di soggiorno, lo hanno accolto fidandosi della sua carta di identità? (marocchina???).
Ma quindi, in questi centri, non essendoci gli opportuni mezzi informatici, nessuno veniva mai registrato e identificato alla Questura?
Mi chiedo: oggi queste strutture “pseudocomunali” sono in grado di registrare in maniera adeguata i loro ospiti tanto da garantire a noi tutti cittadini foggiani la certezza di una sicurezza sociale?? Personalmente non sono mai stato contrario all’accoglienza di chi ha bisogno, di chi ci tende la mano perché magari fugge da realtà spaventose, guerre e violenze; ma neanche ahimè credo in questa forma di accoglienza buonista e retribuita che sembra promuovere una forma di accoglienza “a tutti i costi” apparentemente fregandosene di responsabilità e conseguenze sociali che impattano sulla vita di tutte noi persone perbene.
Dare ospitalità ad una figura pregiudicata recidiva e pericolosa, senza identificarla a livello documentale , che sia legale o no, è da irresponsabili!…da persone che seppur paventando nobili motivazioni, sembrano finire, a mio parere, per rispondere solo al dio denaro.
Per quanto riguarda la Parrocchia di San Pio X e il suo parroco Don Francesco Catalano, mi viene in questi giorni da pensare ad una delle frasi che mi disse un Padre Camilliano durante un’intervista che, come giornalista, gli stavo facendo sul tema della cura degli infermi.
Questo religioso, ad una mia domanda sul significato vero di carità mi rispose che per prima cosa “essa è qualcosa di organizzato”, cioè che non la si può improvvisare, non si può fare carità affidandosi al buonismo e all’approssimazione, perché la carità, per essere tale, non deve mai travalicare le norme, la legge, e la morale….in poche parole non si può fare carità mettendo da parte, o non osservando, anche la più piccola regola morale. La carità è pura, altrimenti non è carità.
Ospitare una persona pericolosa in una struttura parrocchiale senza verificarne l’identità (documentata!) e i trascorsi giuridici e penali, non so se sia legale, ma ribadisco è quantomeno da irresponsabili!!
Oggi mi verrebbe da aggiungere che per essere tale forse, la carità non dovrebbe essere neanche direttamente o indirettamente finanziata!
Non mi vergogno di confessare che ancora oggi la mia famiglia trova difficoltà a passare dinanzi la Parrocchia di San Pio X e al centro di accoglienza: troppo dolore pensare e ripensare che proprio lì abbia soggiornato e vissuto uno degli assassini di mia zia organizzando un così brutale omicidio.
Spero che per la sicurezza di tutti noi foggiani (che già siamo vittima di tante situazioni che non vanno bene nella nostra amata e odiata Foggia) le autorità possano garantirci che in queste strutture, oggi, ci siano mezzi idonei , regole e prassi più rigide e severe per l’accoglienza!…A tutti i commercianti fu promessa anche una videosorveglianza cittadina…dov’è? A che punto siamo con la sua realizzazione? Abbiamo bisogno di una dichiarata presa di posizione delle autorità contro il malaffare, presa di posizione non solo nelle parole, ma anche nei fatti.
Foggia non deve dimenticare o negare le piaghe che la affliggono…perché solo dal prendere coscienza di esse può trarre le energie per riemergere. Foggia deve vivere con una spinta al futuro senza mai dimenticare il presente e il passato. Dal suo dolore deve ritrovare la sua vita, ma per farlo deve anche vivere il suo dolore, che non va nascosto. Costi quello che costi. Foggia ha bisogno di responsabilità. Foggia ha bisogno di verità. Il giudice Rosario Livatino sosteneva che un giorno, quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili!
Il 26 settembre, dopo estenuanti rinvii, sarà forse la volta buona per lo svolgimento dell’udienza preliminare del processo sulla vicenda di mia zia. Della giustizia vogliamo ancora fidarci. L’arma dei Carabinieri ci è stata vicinissima in questi mesi di sofferenza. Ora però tocca alla Giustizia e alla Procura. Troppe volte durante incontri e interviste ho ascoltato il Procuratore Vaccaro dire che purtroppo a Foggia non si denuncia.
Bene, forse è anche vero, questa certamente però è la volta buona per dimostrare che a Foggia chi crede nella giustizia e la segue e testimonia, poi la trova nel coraggio e nella trasparenza delle Istituzioni.
Auguri Zia!
Ti vogliamo Bene.
Michele”.
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