Nomi dei pentiti su TikTok, pagina contro i collaboratori

E' tornata su TikTok, a poche ore dalla rimozione imposta dalla Direzione distrettuale antimafia, una pagina contro i collaboratori di giustizia b

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Il logo di Tik Tok © ANSA/Getty Images via AFP

E’ tornata su TikTok, a poche ore dalla rimozione imposta dalla Direzione distrettuale antimafiauna pagina contro i collaboratori di giustizia brindisini, con volti, nomi e cognomi, e offese rivolte anche alle loro famiglie.

Nei giorni scorsi erano stati pubblicati anche gli stralci di alcuni verbali, con incitazioni alla violenza contro chi ha scelto di ‘pentirsi’, accompagnati da minacce ai loro parenti.
    Alcuni brani neomelodici che inneggiano alla criminalità facevano da colonna sonora alle foto. Il profilo aveva raggiunto circa 1.600 follower ottenendo 2.500 ‘mi piace’. Poi era stato rimosso ma ora è di nuovo online e l’autore, anomino, ha ripreso a pubblicare altre foto e a ricevere commenti di approvazione.
   La pagina non è l’unica ad attaccare i collaboratori di giustizia. Ce n’è anche un’altra che prende di mira una intera famiglia di Bari che, secondo quanto scritto, sarebbe stata allontanata da un quartiere della città dopo che alcuni di loro hanno iniziato a “cantare”. Sul caso di Brindisi è intervenuta l’associazione antimafia Libera Puglia, secondo la quale si tratta di “un ulteriore segnale della rinnovata presenza e pericolosità della Sacra corona unita e, più in generale, delle mafie nel sud della Puglia”. La pagina riportava inizialmente “una cinquantina di video, foto dei primi collaboratori fino a quelli attuali e anche stralci dei verbali di collaborazione – evidenzia Libera – . Dopo alcuni omicidi e sparatorie, dopo le diverse minacce e intimidazioni persino all’indirizzo di esponenti della magistratura e delle forze dell’ordine, una notizia simile è ulteriore dimostrazione di quanto la Scu sia attiva anche sui canali di comunicazione social e di come li utilizzi sempre più per diffondere violenza, omertà e prepotenza”.La gip del tribunale di Lecce Maria Francesca Mariano e la pm antimafia Carmen Ruggiero, sotto scorta da circa un anno dopo aver firmato gli atti dell’inchiesta The Wolf contro la Sacra corona unita, hanno ricevuto per mesi lettere intimidatorie con minacce di morte, e sono state vittime di tentativi di aggressione durante gli interrogatori. Davanti all’ingresso di casa della gip Mariano fu lasciata una testa di capretto insanguinata e infilzata con un coltello da macellaio, accompagnata da un biglietto su cui era scritto “Così”.
    Per Libera “l’azione repressiva non risulta sufficiente a sradicare la Sacra corona unita, pertanto è necessario approfondire la complessità dei fenomeni mafiosi, la loro infiltrazione nel tessuto sociale, culturale ed economico, e porre attenzione al consenso sociale che le mafie ricercano e di cui ancora godono”.

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