La commissaria Grandolfo licenzia il comandante della Polizia Locale

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LA SAGA niente affatto gratificante ma al contrario fortemente penalizzante dell’immagine di Manfredonia, delle vicende amministrative e giudiziarie del Comune di Manfredonia, si arricchisce di un nuovo capitolo che si collega naturalmente ai tanti altri già scritti e in corso di scrittura. È quello riguardante il Commissario capo della Polizia locale, Vincenzo D’Anzeris: la Commissaria straordinaria al Comune di Manfredonia, vice prefetto Rachele Grandolfo, ha emesso ordinanza di licenziamento del suddetto comandante che aveva già rimosso da quell’ufficio nel marzo scorso.
LE MOTIVAZIONI dei provvedimenti della Commissaria Grandolfo sono legati al coinvolgimento di D’Anzeris nelle vicende dell’inchiesta giudiziaria in corso della Procura della Repubblica di Foggia “Giù le mani” che ha prodotto, tra gli altri provvedimenti restrittivi, l’arresto ai domiciliari dell’ex assessore Angelo Salvemini della giunta Rotice. Vincenzo D’Anzeris è finito indagato nel novero delle vicende oggetto di indagini da parte della Magistratura, in quanto avrebbe reso al Pubblico ministero informazioni false o comunque taciuto su taluni aspetti dei fatti nei quali è intervenuto in ragione della sua funzione istituzionale.
A TAL PROPOSITO la Commissaria Grandolfo si affrettò a revocare con effetto immediato, il decreto del 21 novembre 2023 col quale si nominava D’Anzeris comandante ad interim del Corpo di Polizia locale. Nel contempo la vice prefetto Grandolfo provvedeva, avvalendosi della convenzione col Comune di Torremaggiore, a nominare comandante della Polizia locale di Manfredonia limitatamente a due giorni alla settimana, il comandante della Polizia locale di Torremaggiore dottor Donato Sangiorgio.
ORA il drastico provvedimento di licenziamento a due mesi dal pensionamento di D’Anzeris, che se fa giustamente e doverosamente chiarezza nel rapporto Comune-dipendente in un cruciale settore amministrativo dell’Ente quale è quello della Polizia locale, acutizza ulteriormente le fosche ombre calate sulle vicende andatesi dipanando a Palazzo San Domenico. In gioco, si comprende bene, è la credibilità delle istituzioni, nel caso specifico dell’ente governativo cardine della vita della città, sempre più oggetto di interventi da parte delle istituzioni superiori. In questo ultimo quinquennio più della metà dell’attività amministrativa è stata affidata a funzionari dello Stato. Ma l’intera storia comunale di Manfredonia annovera continui invii di commissari prefettizi e straordinari per supplire all’incapacità dei locali ad autogovernarsi. Una storia sempre più opaca attraversata da situazioni che rimangono nel sottofondo come pare suggerire la presenza di ben ventisei manfredoniani nei 45 imputati e condannati nell’ambito della vicenda mafiosa “Omnia nostra” all’attenzione del Tribunale di Bari.
IL MOMENTO politico-amministrativo corrente è uno di quelli per tanti aspetti il più ostico e drammatico. La città si è fortemente svuotata dei suoi cittadini in grado di supportare le aspettative del variegato e dotato territorio lasciato pressoché alla deriva. Occorrerebbe un deciso e robusto colpo di reni che faccia tesoro delle non poche e pregiate risorse che si ritrova e soprattutto faccia giustizia dei rovesci e delle delusioni patite.
Michele Apollonio

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