«Vivrò semplicemente nei tuoi pantaloni o qualcosa del genere». «In cosa ti trasformerai, un paio di mutande?» «Oppure, Dio non voglia, un Tampax»
«Vivrò semplicemente nei tuoi pantaloni o qualcosa del genere». «In cosa ti trasformerai, un paio di mutande?» «Oppure, Dio non voglia, un Tampax». Sembra una conversazione inventata ma in realtà si tratta del telefonata privata del 1989 tra l’allora non arcora re CARLO III e Camilla Parker, oggi regina consorte, che fu pubblicata dal Sunday Mirror nel 1993. La trascrizione buttò ulteriore benzina sul fuoco nella separazione già in atto tra Carlo e Diana. Immaginate se ci fosse stato il sexting che bel pasticcio sarebbe stato!
Il sexting, l’invio e la condivisione di materiale sessualmente esplicito in forma verbale, fotografica o video tramite cellulare o computer, ha illustri antenati nella lettera ottocentesca e nella polaroid del Ventesimo secolo ma segna la prima volta nella storia dell’uomo in cui un messaggio esplicito è allo stesso tempo testuale e visivo. Ne parliamo come secondo argomento della mini rubrica sessuale di Leggo, “Gen Zex – Il sesso al tempo degli Zoomer”, che esplora temi riguardanti la sessualità sotto l’aspetto medico, culturale e sociale con l’aiuto di esperti del settore.
I giovani preferiscono il sexting nelle relazioni?
I nostri sondaggi TikTok, hanno rilevato che gli adolescenti preferiscono incontrarsi dal vivo piuttosto che fare sexting (il 73% contro il 27%). Tendenza in netto contrasto con una indagine 2023 della Società Italiana di Andrologia (SIA) che ha esaminato i cambiamenti nelle abitudini sessuali della Generazione Z dopo la pandemia. «Un ragazzo su tre pratica esclusivamente sesso virtuale – riferisce lo psicoterapeuta e sessuologo Matteo Merigo – Inoltre, oltre un milione e 600mila giovani tra i 18 e i 35 anni, circa uno su sei, non ha mai avuto un rapporto sessuale».
Circa la metà dei ragazzi fra gli 11 e i 24 fa sexting, secondo un’indagine del 2021 dell’Osservatorio nazionale infanzia e adolescenza della Federazione italiana di sessuologia scientifica (Fiss) condotta su 3.500 ragazzi. Una quota ridotta (8,9%) li riceve quasi quotidianamente. «Questo dato, anche se inferiore alla media mondiale del 14% – fa notare Merigo – dimostra come l’invio di materiale sessualmente esplicito tra adolescenti sia una modalità d’interazione sempre più comune».
La fascia di età tra gli undici e i quattordici anni, quando i ragazzi cominciano col sexting, coincide «con l’età media con cui si inizia a possedere uno smartphone» per la psicologa e sessuologa Daniela Botta dell’Istituto di Sessuologia Clinica di Roma. L’età di inizio dipende anche dall’ambiente in cui si cresce, dalla disponibilità economica e dall’imitazione dei coetanei. Nel rapporto Eurispes del 2018, invece, condotto su giovani dai 18 ai 30 anni emerge che quasi sei giovani su dieci hanno praticato il sexting almeno una volta nella vita. Tre giovani su quattro fanno sexting con il proprio partner (75%), ma, allo stesso tempo, quasi la metà lo ha fatto con un partner occasionale (46.6%) e quattro su dieci con una persona che gli piaceva (40.6%).
Alle origini del sexting
Il termine sexting deriva dalla parola “sesso” (sex) e “messaggio” (text) in inglese. Il termine è stato usato per la prima volta in un articolo del 2004 del giornale canadese The Globe and Mail sui messaggi espliciti che David Beckham all’epoca inviò a Rebecca Loos, sua assistente durante la sua permanenza al Real Madrid: «I messaggi sessuali sono diventati il nuovo sesso telefonico». Secondo il Daily Mail, l’ex star del calcio avrebbe mostrato i messaggi hot di Loos agli amici, gettandola nel più totale imbarazzo e costringendola a rivedere la sua opinione su di lui. Tuttavia, è solo nell’agosto 2012 che il termine entra ufficialmente nel dizionario Merram-Webster, l’equivalente del nostro Zanichelli. Per la prima volta l’umanità è in grado di scambiarsi all’unisono testi con foto o video espliciti grazie a internet e smartphone.
Il sexting ha come illustre antenato la lettera d’amore, in cui in molti casi, la parola “amore” era un eufemismo. Nelle sue missive James Joyce chiamava la sua amante Nora Barnacle «la mia sporca uccellina» con una descrizione sessualmente dettagliata di quello che le avrebbe fatto al loro prossimo incontro. Carlo II d’Inghilterra commissionava ritratti della sua amante, Nell Gwyn, mezza nuda sul letto o mentre riempiva salsicce, senza nascondersi troppo dietro alle metafore. Sia nel caso della lettera che quello dell’opera d’arte, però, era sempre necessario un tramite, quindi una terza persona, che avrebbe potuto non mantenere la segretezza. La grande differenza tra il presente e il passato, poi, è che oggi la tecnologia è a disposizione dei più.
I motivi per cui piace
Le chat sono ritenute migliori del corteggiamento di persona perché più disinibite, inclini all’idealizzazione e senza limiti d’orario. Non solo. Ci si può scrivere ovunque con più persone, con più coraggio e totalmente privi di imbarazzo. Le interazioni, inoltre, prevedono poco investimento emotivo e temporale con la nuova possibilità di cancellare i messaggi o annullarne l’invio. Per l’e-book SESSUALITA’ E SOCIAL NETWORK” dell’Ordine degli psicologi del Lazio, la chat viene vissuta come un rifugio accogliente, «nel quale l’altro può svolgere la funzione dell’elemento rassicurante, a propria disposizione, al quale si può ricorrere nel momento del bisogno».
Inoltre, per Merigo, l’adolescenza «è caratterizzata dalla curiosità e dalla scoperta della sessualità, e ogni mezzo per comprendere e conoscersi diventa per [i giovani] un modo per esplorare se stessi e le proprie emozioni». Le nuove abitudini, derivate in parte dalla pandemia, sembrerebbero indicare nei ragazzi una «crescente dipendenza dal sesso virtuale, che potrebbe essere una risposta alla necessità di mantenere connessioni intime durante i periodi di isolamento forzato». Questo cambiamento potrebbe essere «influenzato da fattori come la maggiore diffusione della tecnologia, la crescente sensibilità verso la salute mentale, e una ridefinizione dei confini delle relazioni intime».
Pro e contro di eccitarsi dietro a uno schermo
«Il sexting può essere considerato una fase di avvicinamento, simile al petting – spiega Botta – Facilita la riduzione delle inibizioni, permettendo l’espressione di termini e fantasie». Consente anche «di ottenere conferme sulla propria piacevolezza fisica e di ricevere un’iniezione di autostima, oltre a essere utilizzato per sedurre e sentirsi desiderabili».
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