In Puglia l'effetto congiunto della siccità e del caldo anomalo della primavera potrebbe dare un taglio severo alla produzione di ciliegie nella p
In Puglia l’effetto congiunto della siccità e del caldo anomalo della primavera potrebbe dare un taglio severo alla produzione di ciliegie nella prima regione cerasicola italiana, forte di ben 18.535 ettari produttivi e, di conseguenza, alla produzione nazionale, considerato che i ciliegeti pugliesi pesano per oltre il 65% sugli ettari in produzione a livello nazionale, stando ai dati forniti da Istat e aggiornati al 2023.
Secondo Coldiretti Puglia le elevate temperature delle scorse settimane hanno fatto “incantare” i fiori e reso improduttive le gemme tanto che “risulta più che dimezzata la produzione delle pregiate ciliegie Ferrovia con -50%/-60% di frutti sugli alberi rispetto allo scorso anno”.
Si tratta – è bene dirlo – delle stime di Coldiretti Puglia, che denuncia però anche il crollo della produzione delle ciliegie Bigarreau e pertanto chiede l’attivazione delle verifiche in campo dei tecnici della Regione Puglia per la richiesta del riconoscimento dello stato di calamità naturale.
Già lo scorso anno le ciliegie dolci raccolte in Italia, secondo l’Istat, furono 877.067 quintali, in calo del 18,7% sul milione e 79mila quintali del 2022. Nel 2023 la Puglia con una produzione in crescita di circa quattromila quintali sul 2022 si era attestata a 334.650 quintali di ciliegie dolci raccolte, raggiungendo una quota sulla produzione nazionale di oltre il 38% a causa del calo produttivo registratosi nel resto del Paese, dovuto soprattutto agli eventi alluvionali e alle piogge cadute in maggio sul Nord Italia, in particolare in Emilia Romagna.
Ma quella che fino al 2023 è stata la prima regione cerasicola d’Italia potrebbe compromettere in maniera severa la produzione nazionale, ove tali previsioni prospettate da Coldiretti trovassero riscontro.
“A fronte di un brusco calo produttivo, gli agricoltori sono stati alle prese con il balzo dei costi di produzione e la grave siccità a cui non corrispondono adeguati prezzi di vendita” sottolinea l’organizzazione agricola in una nota. A dire il vero i prezzi dei prodotti di qualità in Borsa Merci Bari sono stati comunque più elevati di quelli dello scorso anno, almeno stando ai valori d’esordio delle due principali varietà coltivate in Puglia, la Bigarreau e la Ferrovia.
Per la Bigarreau il primo prezzo è stato fissato dalla Commissione Ortofrutta e Mandorle – per merce confezionata, di prima categoria e Iva esclusa – addirittura il 30 aprile scorso, a 7 euro al chilogrammo sui minimi e 10 euro sui massimi, per poi calare via via fino alla forchetta di 4-6 euro del 21 maggio 2024. Lo scorso anno a Bari, sempre in Borsa Merci, le Bigarreau avevano avuto un prezzo di esordio di 7,50 euro sui minimi e 8,50 sui massimi, registrato ben più tardi: il 16 maggio 2023. I valori erano poi scesi su una forchetta di 5-6 euro il 23 maggio successivo.
Le ciliegie Ferrovia in Borsa Merci Bari quest’anno hanno avuto un prezzo d’esordio di 8-10 euro al chilogrammo, registrato il 21 maggio scorso, contro valori di 6-8 euro fissati il 30 maggio 2024 in prima quotazione di campagna.
Tanto per le ciliegie Bigarreau che per le Ferrovia i prezzi sin qui sicuramente segnalano una scarsità di offerta del prodotto di qualità, le cui cause e la reale entità meritano un supplemento d’indagine.
Dal canto suo Coldiretti paventa “il rischio che il mercato venga invaso da prodotti esteri di dubbia origine e qualità, con l’inflazione alimentare che rallenta i consumi e le famiglie costrette a tagliare gli acquisti e i costi della logistica che arrivano ad incidere attorno ad 1/3 sul totale dei prezzi al consumo per frutta e verdura, ingenerando rincari dei prezzi, spesso ingiustificabili, con una differenza enorme – aggiunge Coldiretti Puglia – tra il costo dei prodotti in campagna e quelli al dettaglio”. Un elemento quest’ultimo sicuramente verificatosi ad inizio campagna con le ciliegie Bigarreau, quest’anno pervenute sul mercato al dettaglio anche a prezzi molto elevati: tra i 25 ed i 35 euro al chilogrammo nel Sud Italia.
Coldiretti Puglia chiede pertanto controlli contro “speculazioni che vanno stanate anche dai Vigili dell’Annona, per cui serve una vigilanza serrata sull’origine dei prodotti ortofrutticoli sui banchi che arrivano dai Paesi nordafricani, come Egitto, Tunisia e Marocco”. E invoca accordi di filiera per difendere le produzioni pugliesi.
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