: (di Maria Teresa Valente ✍️) Forse non tutti sanno che la Prima Guerra Mondiale iniziò a Manfredonia all'alb
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(di Maria Teresa Valente ✍️)
Forse non tutti sanno che la Prima Guerra Mondiale iniziò a Manfredonia all’alba del 24 maggio 1915.
Quel giorno c’era pioggia e nell’Adriatico, vicino a Barletta, comparve l’unità da battaglia austriaca Helgoland, armata con 12 cannoni. Due cacciatorpedinieri italiani, l’Aquilone e il Turbine, pattugliavano la zona. Il Turbine, comandato dal capitano di corvetta Luigi Bianchi, fu inseguito dall’Helgoland e Bianchi decise di attirare l’incrociatore austriaco verso le Tremiti, dove sapeva che c’erano altre navi italiane.
L’Helgoland raggiunse il Golfo di Manfredonia, dove pescatori locali, credendola una nave italiana, si avvicinarono per offrire aiuto. Il comandante austriaco chiese dove si trovasse la stazione telegrafica, ma i pescatori, fraintendendo, indicarono la stazione ferroviaria fuori città (stazione campagna), che venne colpita da ben 100 bombe. All’inizio del secolo scorso, nel centro di Manfredonia, e precisamente nel torrione di San Francesco, vi era infatti un telegrafo che serviva per comunicare a distanza. Questo errore permise alla popolazione di fuggire, evitando una strage.
Intanto, nel Golfo giunsero altre due navi nemiche. La battaglia infuriò, il Turbine venne colpito ripetutamente e molti uomini caddero dalle fiancate. Tuttavia, scrisse il comandante sul suo diario di bordo, “l’equipaggio lavorava serenamente, nonostante la pioggia di granate nemiche che sempre era incessante ed intensa”. Continuò come nulla fosse anche un marinaio a cui una granata aveva amputato l’avambraccio.
Per non consegnare la nave al nemico, le valvole vennero aperte, il Turbine imbarcò acqua e si allagò piegandosi su un lato. I superstiti si schierarono sul ponte di coperta, Bianchi ordinò l’ultimo saluto alla bandiera, e all’unisono gli uomini gridarono: “Viva l’Italia, viva il Re!”. Venne messa in acqua dal nemico una scialuppa per i feriti e i superstiti, mentre un enorme gorgo inghiottì il Turbine portandolo negli abissi, dove i resti si trovano ancora oggi.
E come riporta una targa nei pressi del Bar Impero in piazza Marconi, mentre ‘il Piave mormorava calmo e placido al passaggio / dei primi fanti il 24 maggio’, Manfredonia, “prima fra tutte le città adriatiche, sperimentò impavida la rabbia austriaca ed il fulgido valore italico”.
Maria Teresa Valente
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