Lavoro in agricoltura, il 53% delle ispezioni in Puglia segnalano irregolarità: “Controlli solo nel 3% delle aziende”

"Gli accertamenti sulle irregolarità lavorative e in materia di sicurezza nel settore agricolo in Puglia hanno interessato nel 2023 solo il 3% del

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Gli accertamenti sulle irregolarità lavorative e in materia di sicurezza nel settore agricolo in Puglia hanno interessato nel 2023 solo il 3% delle imprese con dipendenti. Un risultato oramai consolidato che da un lato dimostra la necessità di irrobustire gli organismi ispettivi, dall’altro consegna purtroppo alla quasi casualità il controllo dello Stato e quindi la possibilità di agire in spregio alle regole“. È quanto afferma il segretario generale della Flai Cgil di Puglia, Antonio Gagliardi, in relazione ai dati diffusi dall’Ispettorato nazionale del lavoro su accertamenti e verifiche condotte lo scorso anno nei settori produttivi del Paese.

In Puglia sono state 7923 le ispezioni condotte nelle aziende, ai quali si sommano 1010 verifiche e accertamenti. 4936 ispezioni hanno interessato materia di lavoro e legislazione sociale, 2711 la materia della salute e sicurezza, infine 267 in materia di autotrasporto.

Le ispezioni nelle aziende del settore agricolo, della silvicoltura e pesca sono state invece 894, di queste 668 hanno riguardato il rispetto dei contratti, 223 la sicurezza e 2 l’autotrasporto. Le ispezioni irregolari sono state 453, ovvero il 53,1% del totale.

Non consola affatto che peggio dell’agricoltura stanno messe industria, edilizia e terziario, tutte oltre il 75% di irregolarità – sottolinea Gagliardi – Comunque un’impresa su due viola le norme ma ci sono altri dati che devono far riflettere. Con questa incidenza di controlli, un’attività produttiva mette in conto in Puglia di avere un’ispezione ogni 33 anni. Una sorta di salvacondotto ad aggirare le norme. Va detto poi che molte volte le ispezioni nascono anche da denunce di lavoratori e sindacati. Altro rapporto poco verosimile quello che vede le 27mila imprese agricole che assumono dipendenti operare con una media di 5 addetti, attestato che sono risultati negli elenchi anagrafici Inps 152mila operai agricoli in Puglia lo scorso anno. In una realtà dove vi sono fenomeni in corso (ce lo dice l’Istat) di aumento della superficie agricola per azienda, al netto dei processi di meccanizzazione ci sembra un dato poco verosimile, che nasconde tanto nero e sommerso“.

I lavoratori a cui si riferiscono le irregolarità accertate sono stati 3285, di questi 1020 connessi a fenomeni di caporalato e sfruttamento, e 591 scoperti a lavorare totalmente a nero. “Una stima del 18% in nero che se proiettata sul totale degli operai inseriti negli elenchi anagrafici Inps porterebbe il dato totale di addetti in nero a 30mila lavoratori – continua il segretario geneale della Flai Cgil Puglia – Per 663 lavoratori sono state riscontrate la violazione di norme sulla prevenzione per la salute e sicurezza. Ricordiamo che lo scorso anno le denunce di infortunio nel settore agricolo sono state oltre 2200 e 16 gli incidenti mortali“.Per la Flai Cgil Puglia “un sistema agricolo che dovrebbe essere fiore all’occhiello dell’economia regionale, connesso a prodotti e marchi di qualità riconosciuti nel mondo, non può continuare a pensare di competere sfruttando il lavoro e mettendo a rischio la salute e la vita delle persone. Le nostre richieste sono sempre le stesse ma restano inascoltate: aumentare le dotazioni organiche degli enti preposti alle ispezioni, riscrivere norme che spingono i lavoratori extra Europa nell’illegalità e fare mergere chi è già presente e lavora da anni nel settore agricolo in Italia, costruire percorsi di fuoriuscita dal sistema del caporalato attraverso vera accoglienza, servizi di trasporto, potenziamento dell’intervento pubblico di intermediazione di manodopera. Dovremmo lavorare tutti (sindacati, imprese, istituzioni) per innovare il sistema agroalimentare, affinché sia garanzia di benessere collettivo, considerato che elusioni e violazioni sottraggono risorse in termini salariali ai lavoratori ma arrecano anche un danno all’erario“.

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