Due arresti per le truffe dei «finti incidenti ai nipoti»: 40 episodi per 200mila euro, agirono anche in Puglia

A Napoli, i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Osimo (Ancona), insieme ai colleghi delle compagnie di Napoli-Centro

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anziani

A Napoli, i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Osimo (Ancona), insieme ai colleghi delle compagnie di Napoli-Centro e Napoli-Bagnoli, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 38enne e un 45enne campani per truffa aggravata continuata, commessa in danno di persone anziane. Gli arrestati, già noti alle forze di polizia, dopo il fotosegnalamento, sono stati rinchiusi nella casa circondariale di Poggioreale.

Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Ancona su richiesta della Procura della Repubblica, è scaturito all’esito delle indagini svolte dai militari di Osimo, avviate a novembre 2023 per una truffa del ‘finto nipote’: una donna di 83 anni si era vista richiedere e aveva consegnato gioielli del valore di 500 euro, per pagare una sanzione amministrativa per una presunta contravvenzione al codice della strada commessa dal nipote.

I carabinieri hanno scoperto che i due complici, a partire dai primi giorni di novembre 2023 e in soli quattro mesi, avevano commesso ben 40 truffe ai danni di persone anziane, prevalentemente donne che vivevano da sole. Le truffe, 37 consumate e 3 tentate, sono state poste in essere con lo stesso modus operandi: un complice, con base a Napoli, contattava le vittime su un telefono di rete fissa e, dopo essersi qualificato come maresciallo dei carabinieri, finanziere, oppure come dipendente di un ufficio postale, riusciva a convincere le vittime che avrebbero dovuto consegnare a un collega soldi o gioielli, ‘necessarì per pratiche burocratiche, spese legali o risarcimenti, per “incidenti stradali” patiti da qualche loro parente, in realtà mai avvenuti.
Il ruolo degli arrestati era proprio quello di recarsi a case delle donne e prelevare le somme di danaro o gioielli, fino al valore della somma pattuita dal complice al telefono. Mentre uno dei due faceva da autista e «palo», l’altro si occupava della riscossione, per poi dileguarsi.

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