Tribunale Ecclesiastico, annullati 41 matrimoni nelle Diocesi di Foggia e provincia: “Pochi si rivolgono qui”

Nel 2023 sono state 43 le cause introdotte per la dichiarazione di nullità del matrimonio nel Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Pugliese prov

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Nel 2023 sono state 43 le cause introdotte per la dichiarazione di nullità del matrimonio nel Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Pugliese provenienti dalle Diocesi della provincia di Foggia.

Nel dettaglio, 7 provengono dalla Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, 15 dall’Arcidiocesi di Foggia-Bovino, 4 dalla Diocesi di Lucera-Troia, 9 dall’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo e 8 dalla Diocesi di San Severo.

Numeri stabili rispetto all’anno precedente, quando erano state 42. Si registra, però, un aumento nell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino (nel 2022 erano 9).

Sono, invece, 42 le cause decise nelle Diocesi della provincia di Foggia, di cui 3 con processo breve e una conclusa negativamente, cioè con il riconoscimento della validità del matrimonio, mentre tutte le altre si sono concluse con sentenza affermativa, vale a dire con la dichiarazione di nullità del matrimonio.

I principali capi di nullità sono l’esclusione della indissolubilità (18); il defectus discretionis iudicii (16); l’incapacità ad assumere gli obblighi coniugali (7); la simulazione totale del consenso (7); l’esclusione della prole (6); l’esclusione della fedeltà (1); il timore (1).

La maggior parte dei coniugi, insomma, non avrebbe creduto nel vincolo del matrimonio. Il secondo capo attiene alla capacità di intendere e di volere.

Complessivamente, in Puglia le nuove cause sono state 230, con un “notevole incremento” rispetto all’anno precedente (203), le decise sono state 233 (solo 6 si sono concluse negativamente) e 4 quelle archiviate. Al 31 dicembre 2023 risultano pendenti 240 cause rispetto alle 247 dell’anno precedente.

Il bilancio dell’attività del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Pugliese è stato reso noto in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.

Alla cerimonia erano presenti l’arcivescovo di Foggia-Bovino, mons. Giorgio Ferretti, e il vescovo il San Severo, mons. Giuseppe Mengoli. Ha partecipato anche il vice ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto.

A illustrare il lavoro degli operatori del Tribunale è stato don Pasquale Larocca, vicario giudiziale, ed è stato lui a rimarcare l’aumento delle cause.

“In ordine alla celerità dei processi, si è confermata la tendenza, ormai saldamente consolidata, di concludere le cause introdotte, generalmente, in meno di un anno”, ha fatto sapere.  

A contribuire al dato è il “sensibile snellimento delle procedure stabilito dalla riforma pontificia”.

Per la metropolia di Foggia l’istruttore è Mons. Cota, vicario generale aggiunto del tribunale, al quale il vicario giudiziale affida la causa in ragione della competenza territoriale.

Nell’organico del tribunale sono presenti anche i sacerdoti giudici, Agostino Divittorio (Cerignola-Ascoli Satriano), Massimo Gagliardi (San Severo) e Ilario Iwaka Kitambala (Cerignola-Ascoli Satriano)

“Continuiamo ad impegnarci affinché talune diffidenze e incomprensioni, che per anni hanno accompagnato la vita dei Tribunali ecclesiastici, quali ad esempio l’eccessiva lunghezza dei processi e la questione circa oneri economici esagerati, vengano ridimensionate”, ha detto il sacerdote nella sua relazione.

Peraltro, il Tribunale viene incontro ai fedeli impossibilitati a sostenere le spese, sia attraverso la concessione del gratuito patrocinio, sia attraverso l’esonero totale o parziale delle spese processuali.

“Attingendo ai dati forniti dai distretti delle Corti di Appello di Bari e di Lecce – ha affermato don Pasquale Larocca –, risulta che in Puglia, presso i Tribunali civili, al 30 giugno 2023, sono state introdotte 9.993 cause di separazione e divorzio (tra consensuali e giudiziali): 5.763 per il distretto di Bari e 4.230 per quello di Lecce. La evidente sproporzione numerica rispetto ai procedimenti pendenti presso il nostro Tribunale Ecclesiastico appare impressionante. Dovremmo interrogarci sul motivo per cui solo una piccola percentuale di coniugi si rivolge al discernimento giudiziale della Chiesa, pur avendo celebrato un matrimonio religioso. Anche se, va sottolineato, non tutti i matrimoni falliti sono di per sé nulli”.

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