Lucide consapevolezze nel pieno di un dramma: una vita devastata dal crack. Troppo forte la dipendenza per riuscire a farne a meno
Lucide consapevolezze nel pieno di un dramma: una vita devastata dal crack. Troppo forte la dipendenza per riuscire a farne a meno, nemmeno ora che tutto è venuto fuori. Disposta a tutto per la droga: anche a fare sesso in cambio di una dose da pochi euro: «Studiavo psicologia e per pagarmi il crack mi prostituivo. Facevo uso di stupefacenti. Li assumo ancora. Il crack è così. Pensi solo a quello e ne vuoi sempre di più. Se mi dicevano fai quello, io per il crack facevo quello. Anche per 5 euro». Così una testimone chiave – una ex studentessa di psicologia, scortata da due militari per l’accompagnamento coattivo in Tribunale – parla della sua dipendenza, come riporta il quotidiano la Repubblica. Due anni fa ragazza aveva denunciato il giro di prostituzione e spaccio nella casa del fumo a cento metri dalla Dora a Torino. La “casa del crack” si trovava in via Urbino, nel quartiere Aurora.
Le parole della studentessa
Il racconto dell’ex studentessa, nata negli anni Novanta, ai giudici è scioccante. «Non mi piace prostituirmi. Non mi piace l’atto sessuale, ma quando fumo il crack ne voglio sempre di più. E se non ne ho, se non me lo danno subito, perdo l’embolo. Per questo lo faccio. A quelle feste ci sarei andata comunque, perché per il crack faccio qualsiasi cosa». La donna ha pronunciato per ben 15 volte la parola “crack”, evidenzia la Repubblica.
Il giro di prostituzione
Studentesse, lavoratrici, madri insospettabili nel tunnel nella tossicodipendenza si prostituivano “a chiamata” nella casa di via Urbino, a Torino, e lì ricevevano la droga. «Nella casa degli orrori i clienti chiamavano, venivano e avevano rapporti con tutti. Pagavano il crack e basta. Si mettevano lì e fumavano. Il crack purtroppo ti porta a volerne sempre di più», ribadisce in aula la giovane, che dal tardo pomeriggio all’alba del giorno dopo riusciva a incontrare finanche 40 clienti. Uno dopo l’altro. E tutto solo per il crack.
Il dibattimento
Si è chiuso giovedì 5 marzo il dibattimento per la vicenda che già nel 2021, dopo la denuncia di alcune donne, aveva portato i carabinieri a indagare su festini a base di crack in cambio di sesso. I primi accertamenti erano nati dopo che una donna si era rivolta ai carabinieri di Settimo, già nel periodo iniziale del Covid.
Sul banco degli imputati i due presunti complici della trans Monique che gestiva la casa, condannata lo scorso aprile in abbreviato a due anni e otto mesi di reclusione e 3mila euro di multa per sfruttamento della prostituzione. I due presunti complici sono stati entrambi assolti. Due spacciatori che rifornivano la casa avevano patteggiato sempre ad aprile pene a oltre un anno di reclusione. A uno erano state contestate oltre 108 cessioni di droga.
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