L’avvocata Cathy La Torre ha fondato e dirige lo studio legale Wildside Human First. Su Instagram Avvocathy ha una community di quasi 1 milione di fol
L’avvocata Cathy La Torre ha fondato e dirige lo studio legale Wildside Human First. Su Instagram Avvocathy ha una community di quasi 1 milione di follower. Ma non sono questi gli elementi che l’hanno resa famosa: la donna da anni lotta per i diritti delle coppie omosessuali e della comunità Lgbtqi+, di cui ne ha discusso anche con Papa Francesco: «Gli ho espresso la necessità che si parli di violenza in tutti i luoghi di aggregazione e le parrocchie sono importanti. La violenza non va mai ridimensionata e mi piacerebbe iniziare un percorso dentro le chiese in cui i preti, le suore, le parrocchiane e i parrocchiani siano formati sul tema della violenza. Sarebbero così in grado di intercettarla e di indirizzare le vittime verso i centri antiviolenza territoriali».
L’incontro col Papa e l’amicizia con Michela Murgia
Amica stretta di Michela Murgia, l’avvocata racconta al Corriere della Sera: «Michela era un pilastro insostituibile. Ho migliaia di messaggi notturni con lei, faticavamo a dormire. Nell’ultimo periodo mi teneva sveglia, pensarla sveglia nella sua malattia. Non volevo lasciarla sola». Poi racconta della morte del cognato Gregory Bongiorno: «La geografia della mia vita è cambiata. Prima tornavo a casa due/tre volte l’anno. Oggi sono diventata genitore intenzionale dei miei nipoti di 16 e 12 anni».
Genitore intenzionale
Un genitore intenzionale «è una persona che non ha un legame biologico ma sceglie di assumere quel ruolo. Io sono vicina a mia sorella, che è straordinaria, nella gestione dei ragazzi. Nel caso di coppie di due mamme o di due papà, uno è il genitore biologico e l’altro è quello intenzionale. Un giorno potrei adottarli, si chiama adozione in casi particolari».
La Torre dice che la genitorialità intenzionale ha dato alla sua vita una nuova dimensione: «Una vicinanza con una generazione che altrimenti non avrei mai avuto. È stupido pensare che siamo solo noi adulti a dover insegnare qualcosa ai giovani». Da loro ha imparato «il gergo che usano sui social, ad esempio, si parlano attraverso il loro status. Usano solo messaggi effimeri perché non vogliono che le loro cose vengano screenshottate e diffuse. Cecilia, un’amica di mia nipote, mi ha fatto il complimento più bello: “Zia Cathy — sono per tutti zia Cathy — parli come una quindicenne”».
«Il seno e il disagio»
La Torre dice anche di essere «una persona non binaria, non sento di appartenere completamente né al genere maschile né al femminile. E ho una forte disforia di genere: il mio corpo con un seno prosperoso mi procurava un grande disagio rispetto alla percezione che ho del mio genere e di me. Ho deciso di ridurlo». E questo le ha «svoltato la vita. È stato come togliermi un peso di 40 chili dal cuore. Ne porto orgogliosamente le cicatrici. C’è il pregiudizio sulla chirurgia estetica come non fosse necessaria, quando, se finalizzata al benessere psicofisico, può essere essenziale. Non mi aspettavo di essere insultata così tanto per aver scelto di operarmi. Poco si tollera chi decide sul proprio corpo. Su questa riduzione delle mie tette me ne hanno dette di tutti i colori. Ma sono le mie tette e ne faccio ciò che voglio. Poi, chi ne vuole parlare, faccia pure».
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