Nastri trasportatori e piano regolatore portuale avviate procedure

IL PROGETTO di recupero e rifunzionalizzazione del Bacino alti fondali del porto isola meglio noto, per la sua specifica

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IL PROGETTO di recupero e rifunzionalizzazione del Bacino alti fondali del porto isola meglio noto, per la sua specifica destinazione, come porto industriale, è entrato nella sua fase organizzativa propedeutica a quella realizzativa per la quale sono disponibili 121 milioni di euro. Nei giorni scorsi si è tenuta una riunione preparatoria per il futuro del porto di Manfredonia, nella sede della Regione Puglia indetta dal presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale, Ugo Patroni Griffi, presenti il capo di gabinetto professor Catalano, il vice presidente e assessore al bilancio Piemontese, la Commissaria prefettizia al Comune di Manfredonia Grandolfo, il presidente del Consorzio ASI di Foggia De Paolis. Due in particolare i temi affrontati: la demolizione dei famigerati nastri trasportatori la pianificazione del redigendo piano regolatore delle aree retroportuali.
PER il primo è stata definita la road map per porre fine ad una struttura nata più che come servizio portuale come problema sul quale si sono spesi fiumi di parole per non concludere mai niente. Quei “nastri”, ovvero corsie sulle quali avrebbero dovuto scorrere le merci dalle banchine portuali a terra lungo un percorso di circa tre chilometri, non sono mai stati resi funzionanti, neanche collaudati. La vistosa e imponente struttura di quell’impianto fantasma, è valsa solo a rimarcare la presenza di quella “passerella” di collegamento tra il retroporto e le banchine del bacino operativo portuale e a spezzare il panorama che si proietta sul Gargano. Una struttura insomma che non è servita a nulla per la quale è stata spesa una caterva di denaro pubblico parte del quale finito, come hanno raccontato le cronache giudiziarie, in mazzette o tangenti che dir si voglia. Ora e dopo quasi mezzo secolo, siamo all’epilogo: nella riunione alla Regione si è stabilito che a gestire la demolizione, per la quale si spenderà quanto o forse più di quanto si è speso per realizzarlo, al Consorzio Asi di Foggia che dovrà emettere, è stato stabilito, la gara per l’appalto di quel lavoro, entro i prossimi sei mesi.
TEMPI ristretti anche per l’altro strumento fondamentale per l’articolazione e lo sviluppo delle attività portuali. «Il fine del prp delle aree retroportuali – declina il presidente dall’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale Ugo Patroni Griffi – è quello di garantire allo sviluppo del porto una adeguata area logistica ed una performante zona franca doganale». Alla redazione di tale fondamentale strumento di pianificazione di sistema portuale con interazioni urbanistiche, sta provvedendo la Sogesid, società in house del Ministero delle infrastrutture che sovrintende alle opere di rifunzionalizzazione del porto.
L’AUTORITA’ di sistema portuale del mare Adriatico va dunque procedendo in quella primaria azione di modernizzazione e adeguamento della struttura portuale di Manfredonia per il suo più efficacemente inserimento nel sistema portuale del mare Adriatico meridionale del quale il porto di Manfredonia fa parte assieme a quelli di Bari, Brindisi, Monopoli, Barletta, e Termoli. Un forte impegno di sviluppo che trova Manfredonia in un momento storico di grande difficoltà amministrativa, priva di una efficace, capace, attenta guida politica-amministrativa almeno fino alle elezioni amministrative di giugno prossimo.
Michele Apollonio

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