La Puglia invecchia, in un anno persi 22mila abitanti

È stato presentato questa mattina il nuovo report annuale dell’Osservatorio economico Aforisma. La pubblicazione è stata illustrata da Andrea Salv

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È stato presentato questa mattina il nuovo report annuale dell’Osservatorio economico Aforisma. La pubblicazione è stata illustrata da Andrea Salvati, direttore dell’Osservatorio e da Davide Stasi, responsabile degli studi dell’Osservatorio. Il pirmo ha evidenziato i trend demografici. “Nel 1982 i minori erano il 32,50 per cento della popolazione pugliese, oggi sono il 15,64 per cento e in una proiezione che abbiamo elaborato fino al 2038 rappresenteranno appena il 10,82 per cento; mentre gli anziani nel 1982 erano il 9,89 per cento, oggi sono il 21,46% e nella stessa proiezione saranno il 25,75 per cento della popolazione. Questo cambiamento non può che incidere sulle attuali e future scelte economiche”.

I dati consolidati hanno svelato nella sua crudezza il netto cambiamento della composizione della società pugliese che ha visto invertirsi il rapporto tra anziani e giovani. Innanzitutto la regione continua nel trend calante e si assesta su di un numero di residenti inferiore ai 4 milioni di abitanti perdendo in 12 mesi altri 22 mila abitanti, come se fosse scomparsa una città come Gallipoli o Copertino.

I rresidenti in età lavorativa e delle donne in età fertile, sono in fortissimo calo: dal 25% del 1982 al 20% di oggi. Ciò ha portato al progressivo spopolamento ed invecchiamento dei piccoli centri ed una sostanziale tenuta dei centri maggiori come i capoluoghi e i paesi dei loro hinterland, verso i quali si sono riversate giovani coppie o famiglie in ricerca di situazioni abitative sostenibili. accettano sempre meno il lavoro con redditi che non permettono progetti di vita stabili.

Stasi ha spiegato: “Nel 2023 l’economia pugliese è cresciuta in maniera più moderata rispetto al periodo post-Covid. Si è infatti esaurito l’effetto di rimbalzo. Nel primo semestre del 2023 il Pil è aumentato dell’1,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in linea con la media nazionale. Crescita che si è indebolita nel terzo e nel quarto trimestre. Questa decelerazione è dovuta all’andamento dell’industria pugliese che ha risentito del peggioramento dello scenario congiunturale (in rallentamento anche l’economia nazionale e quella globale”.

Su base annuale, dal 30 novembre 2022 al 30 novembre 2023, le imprese pugliesi sono diminuite di 1.963 unità: da 332.997 a 331.034. La flessione è stata dello 0,6%. La contrazione maggiore si registra nell’agricoltura: -2.233 unità (da 77.619 a 75.386), pari a un tasso negativo del 2,9 per cento.

Il commercio passa da 95.635 a 93.933. Nonostante la crescita delle attività di e-commerce, il saldo negativo è principalmente dovuto alla chiusura dei negozi di vicinato: meno 1.702 unità pari a un calo dell’1,8 per cento. In contrazione anche le attività manifatturiere: da 23.723 a 23.276. Il saldo registra 447 imprese in meno pari a una decrescita dell’1,9 per cento.

Stasi ha aggiunto: “Il settore delle costruzioni continua a crescere grazie agli investimenti pubblici sostenuti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, mentre l’edilizia privata ha subìto gli effetti del blocco della cessione del credito e dello sconto in fattura. Il comparto ha beneficiato di una forte spinta grazie alle agevolazioni fiscali introdotte e prorogate, di anno, in anno, con l’intenzione di favorire le ristrutturazioni e il recupero del patrimonio immobiliare, nonché le riqualificazioni finalizzate al risparmio energetico degli edifici. Il Superbonus, seppur con un quadro normativo sempre più complesso a causa delle continue modifiche alle detrazioni e agli incentivi, ha rappresentato un volàno per l’economia regionale, per via degli investimenti diretti e indiretti in condomini, unifamiliari ed unità funzionalmente indipendenti. Nell’attuale contesto caratterizzato dal peggioramento del ciclo economico, dopo la forte ripresa del biennio 2021 e 2022, le esportazioni pugliesi sono cresciute per valore ma non per quantità. Il valore delle vendite estere continua, infatti, ad essere influenzato in misura rilevante dall’inflazione. Valore delle esportazioni che, è bene ricordare, vale meno dell’1,6 per cento di quello nazionale che posiziona la Puglia al 14esimo posto in Italia”.

Con l’impennata dell’inflazione, però, i pugliesi hanno deciso di investire i propri soldi in strumenti finanziari più remunerativi, seppur più rischiosi, rispetto ai conti correnti, al fine di proteggersi dal caro vita. Se prima i pugliesi avevano assunto un atteggiamento fortemente prudenziale con i propri risparmi, lasciando tutto o quasi sul conto corrente, ora si sono visti quasi costretti a comprare prodotti finanziari, con l’obiettivo di ottenere un rendimento maggiore.

La conferma arriva dalla forte crescita della raccolta indiretta degli istituti bancari e degli intermediari, mentre un tempo si investiva meno, non tanto per mancanza di liquidità, quanto per non mettere a rischio i propri risparmi.

Si guardava con maggiore apprensione alle oscillazioni del mercato e degli indici borsistici, temendo la perdita di valore degli strumenti finanziari, a causa dei rendimenti talvolta negativi o semplicemente insufficienti a coprire almeno le relative commissioni di collocamento, amministrazione e gestione.

L’inflazione si ridurrà ancora per effetto della discesa dei prezzi dei beni energetici e delle conseguenze delle politiche monetarie restrittive attuate dalla Banca centrale europea. La dinamica dei prezzi dei beni alimentari è progressivamente decelerata nel corso dell’anno, dal 12,8 per cento di dicembre 2022 al 6,1 per cento di novembre 2023, come risultato di un deciso calo per gli alimentari lavorati (dal 14,9 per cento al 6,3 per cento) e più moderato per quelli non lavorati (dal 9,5 per cento al 5,8 per cento).

L’inflazione del ‘carrello della spesa’, ovvero dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, è scesa dal 12,6 per cento di dicembre 2022 a 5,8 per cento a novembre. In controtendenza i prezzi dei servizi, i quali hanno registrato nei primi undici mesi del 2023 un andamento pressoché costante intorno ad una media del 4,2%, oltre un punto sopra la media 2022 (3,1 per cento).

Il Pil italiano è atteso in crescita dello 0,7% sia nel 2023 sia nel 2024, in rallentamento rispetto al 2022 (+3,7 per cento) e al 2021 (+8,3 per cento, per effetto del rimbalzo post-Covid).

I commenti

La presidente Capone ha dichiarato: “La lettura del report sulla Puglia offre spunti interessanti di riflessione che devono essere importanti indicatori per l’azione politica. A partire dal dato demografico che impatta sulla vita di tutti i giorni: dai piccoli paesi che invecchiano inesorabilmente alle scelte pubbliche conseguenti in tema di immigrazione, di sostegno alle famiglie e alla genitorialità, di cura delle fasce anziane della popolazione, di scelte edilizie che non prevedano più il consumo del suolo. Il dato dell’inflazione, che sembrerebbe non avere una netta battuta d’arresto nel 2024, richiama le nostre coscienze e ci obbliga a pensare alle fasce sociali più deboli, che sono quelle che la subiscono maggiormente. L’aumento dei prezzi non ha un impatto uniforme sulla popolazione, a causa della diversa dinamica dei redditi familiari e della differente composizione dei consumi: ha un maggior impatto sulle famiglie con bassi redditi, contribuendo in questo modo anche ad aumentare i divari territoriali e le disuguaglianze sociali esistenti. I dati non sono incoraggianti, perché la povertà aumenta proprio nel momento in cui diminuisce il sostegno pubblico alle fasce più indigenti, con la cancellazione  da parte del governo delle misure di sostegno e la loro sostituzione con misure meno efficaci perché raggiungono una platea di beneficiari ormai sempre più ristretta. Il quadro è complesso e avrebbe bisogno di una strategia di ampio respiro di prevenzione e contrasto della povertà. Occorre favorire iniziative a tutela del potere d’acquisto dei consumatori, con particolare attenzione ai nuclei familiari con figli. Anche il tema del turismo sollecita particolare interesse. La Regione Puglia, in questi anni ha tanto investito, considerandolo un settore strategico per lo sviluppo socio-economico: sono aumentate le imprese e gli occupati nel settore, con ricadute positive per tutto il territorio regionale. Ora è il tempo che queste condizioni favorevoli, faticosamente e caparbiamente ottenute, divengano il viatico per l’azione di imprese ed enti pubblici. Bisogna investire nelle professionalità e nella crescita di un’offerta che deve essere sempre al passo con le nuove tendenze di un turista sempre più attento alle proprie esperienze. Purtroppo – chiosa – si è ancora davanti a stipendi troppo bassi con contratti precari che non permettono di consolidare il settore. Per quanto riguarda l’energia, invece, evidente è la necessità di perseguire la transizione green, in particolare gli investimenti, per elevare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili in modo da abbandonare la dipendenza dalle fonti fossili e dalle oscillazioni dei prezzi”.

L’assessore Leo ha ribadito, invece, l’impegno finanziario della Regione Puglia soprattutto nell’ambito dell’istruzione e della formazione.”Siamo certi che le misure volte alla presa in carico dei giovani nella formazione finalizzata all’inserimento nel mondo del lavoro, costituiscano in questo momento uno strumento fondamentale per aiutare tanti giovani a superare la condizione di Neet (cioè i giovani che non studiano e non lavorano), contribuendo a qualificare le competenze più utili per trovare un valido ed efficace inserimento nel mondo del lavoro”.

Per l’assessore Palese, “la sanità non può improvvisarsi, ma deve essere il frutto di una programmazione basata sui dati che sono importantissimi per poter erogare i servizi a favore di una popolazione in progressivo e costante invecchiamento”.

Quadro economico 2023

Fino alla metà dell’anno, la ripresa dell’economia ha favorito l’ulteriore incremento del numero delle imprese che, in ogni caso, non erano diminuite durante la pandemia grazie alle misure di sostegno alle aziende che avevano scongiurato la chiusura delle attività. Mentre nella seconda parte del 2023 si è assistito ad un lieve peggioramento del quadro economico, che ha portato a un rallentamento dell’economia e alla riduzione dei nuovi posti di lavoro.

“Possiamo affermare con certezza che, tutto sommato, le misure di sostegno all’occupazione hanno avuto effetti positivi sul mercato del lavoro e sul tendenziale calo della disoccupazione. Ciò nonostante, questa dinamicità non ha avuto impatto sulle retribuzioni che sono cresciute meno dell’inflazione”.

Quest’ultima, nel 2022, aveva raggiunto il picco medio annuo dell’8,1%, in conseguenza delle tensioni dello scenario internazionale, con l’aumento dei prezzi delle materie prime e le strozzature dal lato dell’offerta, che hanno reso difficoltoso il reperimento di alcuni beni intermedi.

Di conseguenza, il reddito disponibile delle famiglie si è ridotto temporaneamente, in termini reali, dell’1,2 per cento. Si è registrato in Puglia un nuovo aumento delle dimissioni volontarie, legate non ad un desiderio di disimpegno o di volontà di ritirarsi dal lavoro, bensì per la ricerca di migliori condizioni retributive. Ne è conseguita una maggiore mobilità.

La ripresa economica ha nel complesso limitato il ricorso agli strumenti di tutela della disoccupazione che, per i dipendenti, si colloca su livelli inferiori a quelli del 2019. La temuta grande ondata di licenziamenti nella fase pandemica e post-pandemica non si è verificata e la nuova prestazione di assicurazione sociale per l’impiego (Naspi), così come gli altri ammortizzatori sociali, quali la malattia e la cassa integrazione, sono stati attivati a supporto dei lavoratori solo per brevi periodi di inattività.

A sostenere il potere d’acquisto delle fasce medio-basse hanno contribuito i provvedimenti di decontribuzione a favore dei lavoratori che a parità di retribuzione lorda, ne hanno incrementato l’imponibile fiscale e la retribuzione netta: una misura, introdotta dalla legge di bilancio 2022, confermata per l’anno 2023 e potenziata nel secondo semestre di quest’anno. Lo sgravio ha infatti prodotto un aumento della retribuzione lorda mensile di circa 100 euro.

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