Boom di case disabitate in Puglia: l’indagine

Aumentano, anno dopo anno, dal Gargano al Salento, le cosiddette abitazioni non occupate in modo permanente, ovvero tutte quelle case, vuote ma an

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Boom di case disabitate in Puglia

Aumentano, anno dopo anno, dal Gargano al Salento, le cosiddette abitazioni non occupate in modo permanente, ovvero tutte quelle case, vuote ma anche le seconde case, in cui non vi è almeno un dimorante abituale.

A rivelarlo è una indagine di «Openpolis» sulle politiche abitative dei capoluoghi di provincia che ha acceso i riflettori sulla crescita, in Puglia come in altre Regioni, delle abitazioni registrate al Catasto e il loro effettivo utilizzo.

In Italia, rivela l’indagine sulla base dei calcoli effettuati da Istat (considerando i dati censuari e i dati amministrativi presenti nel registro statistico dei luoghi, in particolare nella componente del registro statistico di base degli edifici e delle unità abitative), le abitazioni registrate sono circa 35,3 milioni. Di queste, 9,6 milioni (il 27,2%) non risultano occupate permanentemente da almeno una persona che ha la dimora abituale.

Si tratta di un dato che varia molto nelle diverse aree del Paese. Questa quota è infatti minore nelle aree del centro (22,3%), del nord-est (23,1%) e del nord-ovest (26%). Maggiore invece l’incidenza nel sud (32%) e nelle isole (34,9%).

In Puglia, la presenza di abitazioni non permanentemente occupate si concentra nei Comuni della Capitanata, specie quelli che si trovano nella zona di montagna interna. Faeto, per esempio, con poco più di 1500 abitazioni, ha una percentuale di case non occupate da almeno un dimorante abituale pari all’80%.

Ma nella classifica Comune per Comune c’è anche Porto Cesareo in Salento, situato in zona pianeggiante, dove su quasi 14mila abitazioni, circa il 78% sono case vuote o occupate esclusivamente da persone non dimoranti abitualmente.

Viceversa, Carapelle, sempre nel Foggiano, è il Comune della Puglia che ha la più alta percentuale di abitazioni occupate, quasi il 94%: questo significa che solo il 6%, poco più di 150 case risultano vuote o non occupate.
E nei capoluoghi di provincia qual è la situazione?

A Bari, su un totale di oltre 163mila abitazioni, quasi 27.500 (16,8%) risultano non occupate; a Foggia sono il 15,3% (10.668 su 69.553 case); a Lecce sono il 19.6% (11.021 su 56.196); a Taranto sono il 18.1% (18.177 su 100.425 case in totale); a Brindisi sono il 15.9% (6224 su 41.661).

Nella provincia BAT, infine, le abitazioni non occupate sono a Barletta il 21.1% (9223 su 43.721), ad Andria sono il 23.8% (11.077 su 46.569) e a Trani sono il 22.9% (6298 su 27.557).

In generale, si evince dall’indagine di «Openpolis», la presenza di abitazioni non permanentemente occupate è maggiore all’allontanarsi dai comuni centrali in termini di servizi.

Le amministrazioni polo riportano un’incidenza del 16,9%, a cui seguono quella dei poli intercomunali (23,3%) e dei comuni cintura (24,2%), tra i due valori non c’è una differenza particolarmente rilevante. Ma distanziandosi ancora di più dai centri la percentuale aumenta in modo più consistente: nei comuni intermedi la quota si assesta al 37%, in quelli periferici al 47,9% e in quelli ultra-periferici al 56,3%.

Incide anche la zona altimetrica in cui il comune è situato. In pianura l’incidenza è al 18,9%, crescendo al 26,2% nella collina interna. Montagna e collina litoranea riportano valori pari al 32% e al 33,1%. È però nella montagna interna che il fenomeno è più prevalente, con il 47% delle abitazioni presenti non occupate da almeno un dimorante abituale.

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