In Puglia pensioni da fame: 400 euro in meno nel settore privato

L’importo medio delle pensioni in Puglia - per il settore privato - è più basso di 400 euro rispetto alla media nazionale. Pensioni da fame che creano

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L’importo medio delle pensioni in Puglia – per il settore privato – è più basso di 400 euro rispetto alla media nazionale. Pensioni da fame che creano non poche difficoltà a una generazione di anziani che ha rappresentato in passato un sostegno economico importante per le loro famiglie. È stato questo uno dei temi affrontato ieri nel corso dell’assemblea generale della Cgil.

Fondo pensione o comune? Vediamo le differenze

La segretaria nazionale dello Spi Cgil, Tania Scacchetti, il segretario generale dello Spi Puglia, Gianni Forte e la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci hanno spiegato quali saranno le ricadute della manovra economica del Governo sul sistema previdenziale e pensionistico italiano.

i tagli nel biennio Un’analisi del dipartimento previdenza della Cgil e dello Spi ha calcolato che nel biennio 2023-2024 i tagli alla rivalutazione delle pensioni saranno di 962 euro per una pensione lorda di 2.300 euro (netta 1.700). Questi tagli, proiettati sull’attesa di vita media, raggiungono importi elevatissimi, si parte da 6.673 euro netti per un pensionato con una pensione netta di 1.786 euro.

la segretaria nazionale «Il governo – ha sottolineato la segretaria nazionale dello Spi Cgil, Tania Scacchetti – ha deciso di fare cassa sulle pensioni. Nel 2023-2024 risparmierà quasi dieci miliardi attraverso il meccanismo di modifica del principio di rivalutazione», a margine dell’incontro organizzato per fare il punto sulle ricadute della manovra economica del governo sul sistema previdenziale e pensionistico italiano.

l’amaro in bocca dopo 42 anni Da qui al 2032 se non cambierà il meccanismo, il risparmio sarà di quasi 60 miliardi. Scacchetti ha evidenziato che «parliamo di pensioni che non sono considerabili come d’oro, ma con tagli molto forti. Parliamo degli impiegati, degli operai specializzati, di persone che hanno fatto gli infermieri magari per 42 anni».

un’insidia nella legge di bilancio «È una cosa inaccettabile aggravata da un altro elemento inserito nella legge di bilancio: il governo – incalza la segretaria – vuole rivedere il meccanismo degli indici di rivalutazione che viene normalmente utilizzato. Se si utilizzasse l’indicatore oggi riportato nella legge di bilancio non avremmo l’indice di rivalutazione all’8,1% nel 2023, e quello presunto del 5,5 nel 2024, ma uno molto più basso».

così si alimenta il conflitto tra le generazioni« «Siamo in una situazione – ha detto a Bari il segretario generale dello Spi Cgil Puglia, Gianni Forte – nella quale si alimenta il conflitto intergenerazionale perché è come se gli anziani fossero i soggetti che nel Paese vivono alle spalle degli altri. Gli anziani sono un pezzo della società molto attivo e molto presente, che ha bisogno di considerazione, anche riferita al reddito». Forte ha evidenziato che «specialmente al Sud abbiamo pensioni che mediamente sono sotto i mille euro e con questa cifra non si può vivere. Bisogna sostenere spese che riguardano la sanità che, come sappiamo, diventa sempre più insufficiente per garantire le esigenze primarie dei pensionati, costretti a ricorrere al privato e alle prestazioni a pagamento. Questa è una delle preoccupazioni che sentiamo maggiormente e che non viene presa in considerazione dal governo che, invece, fa cassa sui pensionati, tagliando sulla rivalutazione e non venendo incontro a esigenze come quelle della non autosufficienza».

tutti pronti alla mobilitazione Cgil e Uil torneranno in piazza con scioperi e manifestazioni il prossimo 27 novembre in Sardegna e il 1° dicembre in Puglia e in tutte le regioni del sud Italia.

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