Israele, Pasdaran minacciano Usa: “Possiamo colpire vostre basi”

Dopo l'attacco di Israele all'interno della Striscia di Gaza l'Iran torna a minacciare gli Stati Uniti. "Anche se alcune mani non sono in grado di rag

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Dopo l’attacco di Israele all’interno della Striscia di Gaza l’Iran torna a minacciare gli Stati Uniti. “Anche se alcune mani non sono in grado di raggiungere il regime sionista, le stesse mani possono colpire le basi americane che stanno guidando questa guerra” in Medio Oriente, ha detto il portavoce dei Guardiani della Rivoluzione iraniana (i Pasdaran), generale di brigata Ramezan Sharif, citato dai media iraniani. Nel corso di un’intervista all’emittente Al-Mayadeen, Sharif afferma che “tutte le basi militari statunitensi e i loro voli saranno monitorati con attenzione”.Sharif sostiene che “la fornitura di bombe da parte degli Stati Uniti ai sionisti è monitorata da vicino” e “se queste operazioni persistessero, se Washington continuasse a sostenere l’entità e le vittime palestinesi aumentassero, la regione potrebbe diventare altamente instabile”. Sharif si è quindi rivolto ai “sostenitori dell’entità sionista, soprattutto Washington”, dicendo che “dovrebbero essere consapevoli che le continue morti palestinesi metteranno alla prova la pazienza musulmana“.

Pasdaran - Afp

Gli Usa: “A Gaza decisione esclusivamente israeliana”

Intanto dagli Usa fanno sapere che quello che succederà nella Striscia di Gaza “è una decisione esclusivamente israeliana”, afferma il generale dei Marine Eric Smith, dando notizia del rientro negli Stati Uniti del generale James Glynn esperto di guerriglia urbana che era stato inviato nei giorni scorsi in Israele per ‘consigliare’ le forze di difesa in previsione dell’operazione a Gaza.

“Jim è a casa, gli ho parlato ieri sera. Il generale Glynn è andato a dargli consigli. Ma non fatevi illusioni – chiarisce – : ciò che è, è stato o sarà a Gaza è una decisione puramente israeliana… Ha fornito la sua esperienza come pianificatore di una prima forza di spedizione dei Marines nella battaglia di Falluja. Gli è stato chiesto di andare… e dire: ‘Ecco cosa ho imparato’, quindi lo chiameremmo uno scambio militare professionale. È andato, è tornato e ha messo a disposizione la sua esperienza, che sarà o non sarà seguita”.

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