COSA FARE DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI SIPONTO

IL PARCO archeologico di Siponto il mese dopo la campagna di scavo 2023. Un altro tassello è stato aggiunto alla ricostruzione di una ci

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IL PARCO archeologico di Siponto il mese dopo la campagna di scavo 2023. Un altro tassello è stato aggiunto alla ricostruzione di una città, anzi due quella romana e l’altra sovrapposta medievale, di duemila e oltre anni di storia avvincente, densa di vicende straordinarie, tutta da ricomporre pietra su pietra, indizio su indizio, scoperta dietro scoperta. Un lavoro certosino, paziente e sapiente condotto dagli archeologi delle Università di Bari e Foggia, che ha prodotto risultati esaltanti, entusiasmanti che hanno reso visibile quello che era invisibile, tracciato il profilo di un centro dinamico di vita e di cultura di rilevante importanza. Ma ora è tempo di andare oltre. Occorre dare risposta alla domanda di fondo: “Quale futuro al Parco archeologico di Siponto?”.
«ANDREBBE impostato un progetto diverso rispetto a quello attuato fin qui» afferma l’archeologo Giuliano Volpe, coordinatore scientifico del Parco archeologico di Siponto, con i colleghi Roberto Goffredo e Maria Turchiano, artefici della “rinascita” di Siponto. «Intanto – rileva – occorrono subito interventi di restauro, consolidamento e sistemazione di quanto fin qui portato alla luce e dunque le domus, l’anfiteatro, i locali marittimi, le mura urbiche e quindi allargare lo sguardo sull’intera area archeologica dell’antica Sipontum che va ben oltre quella fin qui scavata intorno alle basiliche. Un’area che andrebbe recintata e attrezzata con ingressi definiti e quant’altro attinente anche alla sicurezza. Un progetto complessivo che preveda anche l’utilizzo di un caseggiato di supporto e dove poter depositare i reperti recuperati anche per esporli al pubblico».
A CHI COMPETE la redazione e l’esecuzione di un tale progetto? «Noi dell’Università – analizza Volpe – possiamo, così come stiamo facendo, pensare alla ricerca e agli scavi, ma a questo punto occorre che intervenga il Ministero della cultura con il supporto delle competenze della Soprintendenza e della Direzione regionale all’archeologia». Intanto bisognerebbe unificare la gestione del Parco archeologico ora gestito parte dal Parco e parte dalla Soprintendenza. È opportuno unificare la gestione. I fondi non mancherebbero. Il Parco dispone di una dotazione di cinque milioni di euro. Il progredire degli scavi, i ritrovamenti di grande interesse, impongono interventi organizzativi complementari.
NEL CORSO di questi scavi sono stati rinvenuti pezzi di intonaci dipinti e con iscrizioni risalenti alla fine del XIII secolo: reperti di grande interesse portati alle Università di Foggia e di Bari per essere restaurati e studiati, dovranno poi essere trasferiti a Manfredonia in una idonea sede dove depositarli ed esporli al pubblico. Si era pensato di acquisire la casa cantoniera Anas sita ai margini dell’ex statale 89, nel mezzo dell’area archeologica, ma è stata già venduta o data in comodato d’uso a privati; così come c’è da recuperare la parte della masseria Garzia acquistata da privati, sulla quale si trova l’anfiteatro.
LA RAZIONALE organizzazione del Parco archeologico non riguarda solo l’area urbana delle città sepolte, ma anche il sistema di servizi essenziali per il razionale accesso al Parco, come ad esempio i parcheggi e l’adeguamento della strada di ingresso al Parco, quella ex statale convertita a strada comunale coincidente con il decumano massimo dell’antica Sipontum. Insomma il Parco archeologico di Siponto è una realtà viva ed operante che va gestita con gli opportuni sostegni.
Michele Apollonio
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