Il problema del turismo? È che in Puglia ci sono pochi alberghi. Il più robusto strumento di destagionalizzazione? Il turismo organizzato, il cui svil
Il problema del turismo? È che in Puglia ci sono pochi alberghi. Il più robusto strumento di destagionalizzazione? Il turismo organizzato, il cui sviluppo però è frenato dal fatto che ci sono pochi 4 stelle che possono garantire l’accoglienza necessaria ai grandi gruppi. Parola di Dionisio Altamura, guida turistica professionista che, assieme a una dozzina di colleghi, è il riferimento di mega tour operator europei specializzati in viaggiatori nordamericani.
«Sono barese, sono dell’86 e ho vissuto all’estero, in Canada e Giappone. Facevo il traduttore anche se non mi sono laureato. Ho fatto Lingue a Bari ma, durante l’ultimo anno, ho trovato questa offerta di lavoro in Canada e sono partito. Avevo 21 anni – dice – e sono rientrato che ne avevo quasi 24. Con una dimestichezza con la lingua sì, ma anche con la conoscenza della cultura di quei popoli. Ed è ciò che fa la differenza in ambito turistico».
In che senso?
«Il mercato nordamericano è completamente diverso da quello inglese. Il primo ha una visione molto stereotipata, tipo pizza-mafia-mandolino, una visione importata da immigrati dello scorso secolo. L’inglese, invece, conosce molto meglio l’Italia e la cultura italiana. Noi per esempio consigliamo un piatto agli americani, ma non è lo stesso per gli inglesi».
Per esempio?
«Prendiamo il vino. Noi abbiamo il Primitivo che è stato esportato in America con lo Zinfandel. L’inglese non riesce a interfacciarsi con il Primitivo, ma riusciamo a creare un ponte con l’americano che, spesso grazie a noi, scopre l’origine di quel vino che beve da sempre. Inserire il Primitivo nel menu è importante per gli Stati Uniti. Ecco il ponte culturale».
Lei torna 24enne a Bari e che accade?
«Mi sono interfacciato con la realtà barese dell’epoca. C’erano i primi turisti e feci un colloquio con una grossa società per gestire le crociere che arrivavano a Bari con la Royal Caribbean (società statunitense leader nel settore crocieristico; ndr) per organizzare le escursioni nella zona della Puglia. Erano gli albori, all’epoca in regione non c’era il patentino, mentre in Basilicata sì. Poi le crociere di statunitensi hanno portato anche altri tour operator e così io e i miei colleghi ci siamo specializzati e abbiamo creato un team di guide».
Quando nasce la vostra realtà?
«Col Covid, nel 2020. Siamo un gruppo di professionisti ciascuno con partita Iva, ma lavoriamo come un gruppo sotto il nome Italy Tales».
E perché col Covid?
«La realtà è che abbiamo messo la quinta nel 2018, l’anno del boom per la Puglia in generale e per il mercato nordamericano, che è il nostro mercato di riferimento. Per necessità abbiamo iniziato a lavorare insieme per far fronte alle richieste. Nel 2018 e 19 ci è esploso il lavoro in mano. Col Covid abbiamo avuto il tempo per fermarci e trovare un accordo tra professionisti».
E poi?
«Dal 2018 ci siamo allontanati dal mercato delle crociere per investire sul turismo organizzato sia del segmento lusso (perché anche il lusso è turismo organizzato) sia del segmento gruppi, quindi parliamo di un turismo di fascia media, sempre nordamericano. Dal 2019, anno comunque buono, al 2022 abbiamo avuto un +15% di richieste di gruppi in più. Gruppi che mediamente sono di 20-48 persone. Quest’anno, nel segmento luxury/privati abbiamo fatto circa il +10% rispetto al 2022; nel segmento giovani/studenti circa +30%; segmento adulti +35%. La fascia media è stata trainante».
«Chi» è il vostro turista?
«Chi viaggia oltreoceano è di 2 fasce d’età, una che in Puglia non è arrivata ed è la fascia giovane, under-30, che fa dei tour nei siti principali come Roma e Firenze e difficilmente si spinge in Puglia. La nostra clientela è però per lo più senior, over-55, e per lo più nei gruppi. Con le coppie nel luxury non c’è un’età di riferimento».
Perché i giovani americani non vanno in Puglia?
«Noi siamo riusciti a convincere una grandissima realtà di viaggi studio ed educativi a portare gli studenti in Puglia. Quest’anno ci sono stati una ventina di gruppi. Parliamo di scuole superiori Usa».
Ma cosa si potrebbe fare per aumentare l’attrattività?
«Il turismo organizzato cerca strutture capienti, perché vorrebbero un contingente di 25-30 camere in media. Per la tipologia di strutture sviluppate in Puglia negli ultimi 10 anni, Bari ha queste caratteristiche ma, scendendo verso Monopoli, Fasano, sono tutte più piccole. C’è il problema sistemico di trovare spazio negli hotel che, salvo poche eccezioni ad Alberobello, può offrire solo Lecce e Bari. Ma questo fa aumentare i prezzi e, inoltre, i giovani non viaggiano 4 stelle ma 3 stelle. È un problema di gioventù, la Puglia è ancora giovane turisticamente».
Cosa di più per il lusso?
«È stato già fatto tantissimo e può sempre crescere ma, secondo me, è già presente in modo importante in percentuale rispetto alle altre fasce. L’unica cosa per incrementare è aumentare l’offerta decentralizzandola. È una questione di tempo».
Fascia media?
«Loro hanno lo stesso problema di spazio dei giovani. E guardi che il turismo organizzato è l’unico che riesce a destagionalizzare davvero, ma c’è bisogno di più hotel. Tutti lamentano il problema di reperire camere nel periodo maggio-giugno e settembre-ottobre, che sono i periodi di massima affluenza del settore del turismo organizzato del Nord America. E voglio dire che, a mio parere, il lavoro che ha fatto PugliaPromozione negli Usa è stato eccezionale. Anche la Regione in generale e Bari, dove le Giunte, negli ultimi 15 anni, hanno lavorato tutte nella stessa direzione. E le campagne di PugliaPromozione negli Usa hanno avuto un ritorno immediato di richieste per l’anno prossimo. Credo sarà un buon anno».
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