«In Puglia solo 71 ispettori dell’Inps e recuperano 39 milioni di evasione»

La Puglia ha perso in un anno 10 ispettori dell’Inps, per cui attualmente ne sono in servizio 71. Questo sparuto drappello nel corso del 2021 ha recup

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La Puglia ha perso in un anno 10 ispettori dell’Inps, per cui attualmente ne sono in servizio 71. Questo sparuto drappello nel corso del 2021 ha recuperato quasi 39 milioni di euro di evasione e scovato 332 lavoratori in nero e 456 aziende irregolari. Le 552 ispezioni sono andate a illuminare il lato buio del lavoro, quello in cui s’annidano abusi e feriti e morti bianche. Una carenza di personale (un ispettore ogni 55mila abitanti) che è stato rimarcato più volte ieri mattina nell’ambito della presentazione del «Rendiconto Sociale Regionale 2022», curato dalla Direzione e dal Comitato regionale Inps Puglia.

L’opera, molto interessante poiché racconta in numeri la vita socio-economica dei territori, è stata illustrata nell’ambito di un convegno introdotto e moderato dal direttore vicario regionale Francesco Miscioscia.

Giuseppe Deleonardis, presidente Comitato regionale Inps Puglia uscente (oggi finisce il mandato quadriennale), ci ha tenuto a sottolineare come i dati di irregolarità dovrebbero indurre a «colpire l’evasione per rendere sostenibile il sistema, anziché operare ulteriori tagli».

La proiezione delle difficoltà di equilibrio entrate/uscite per le casse della previdenza sono state illustrate in termini molto chiari dallo stesso Deleonardis: «La Puglia – ha detto – rischia lo spopolamento». E anche se, per la prima volta, nel 2021 le immigrazioni hanno superato le emigrazioni, il saldo migratorio positivo – ha spiegato Vincenzo Tedesco, direttore regionale Inps Puglia – è molto distante dal compensare il valore negativo del saldo naturale tra nascite e decessi.

La fascia di età prevalente sia degli immigrati sia degli emigrati di entrambi i generi è quella che va dai 18 ai 39 anni. I giovani pugliesi partono per una serie di ragioni ma ha certamente un peso il fatto che il lavoro è scarso, in qualità e quantità. Si crea così un’emorragia di capitale umano che va sommata alla crisi di natalità. Il «Rendiconto» spiega che i residenti sono 3.900.852 ma il saldo nati/morti segna un -22.089 persone rispetto all’anno precedente. Tantissime, ecco perché gli immigrati non riescono a riportare la bilancia in equilibrio.

Quanto alla «quantità» del lavoro, il tasso di occupazione cresce al 42,6%, ma la media nazionale è del 52,2%. E poi – fa notare Gabriella Leone, professoressa di Diritto del lavoro all’Università di Bari – bisognerà vedere questi dati qui quando verranno meno gli incentivi. Per l’esperta, comunque, «il salario minimo non è la soluzione». Piuttosto basterebbe – si fa per dire – attuare la Costituzione, mentre andrebbe eliminata la selva di contratti atipici in vigore in Italia sia perché la “vera” assunzione è a tempo indeterminato e sia perché «previdenza e lavoro vanno insieme».

Per capire quanta strada ci sia ancora da fare sul fronte della «qualità» del lavoro, basti dire che la ricchezza prodotta in regione è ancora stentorea: il Pil regionale 2022 è stato del +6,7% rispetto all’anno precedente, ma il Pil pro-capite regionale nello stesso periodo (18.338 euro) equivale a circa i 2/3 della media nazionale.

Forse anche per questo – è stato sottolineato ieri a Bari – i Neet, cioè i ragazzi che non cercano lavoro e non studiano, in Puglia sono il 26%, a fronte di un dato nazionale del 19%. Le donne? Le pugliesi sono storicamente discriminate. Non solo lavorano in poche, ma sono assunte soprattutto a tempo determinato e percepiscono meno soldi dei loro colleghi. Questo si riverbera sulla loro vita attiva e, a caduta, sulle pensioni. Nel settore privato – secondo i dati Inps – un maschio in Puglia ha una pensione di anzianità, in media, di 1.800 euro al mese, le femmine di 1.200 euro. Ben seicento euro di differenza. Anche a livello nazionale c’è una differenza notevole, con i maschi che percepiscono 2.200 euro al mese di pensione e le femmine 1.600. Il settore pubblico, purtroppo, non fa eccezione, ci sono circa 500 euro di differenza tra maschi e femmine.

Quanto all’invalidità civile, nonostante le difficoltà indotte dalla pandemia, l’Inps Puglia è riuscita a recuperare moltissime pratiche arretrate. Per sveltire i tempi – ha spiegato Deleonardis – è stata anche avanzata la proposta alla Regione Puglia di eliminare la fase di iter che è attualmente presso le Asl, per affidarle all’Inps con risparmi sostanziali per il governo regionale. Un’idea che è piaciuta molto all’assessora al Welfare regionale Rosa Barone che si è detta «a disposizione per portare avanti questa proposta».

Ieri sono intervenuti al convegno anche Salvatore Arnesano (Cgil), Crocifisso Baldari (Ancl Puglia e Confprofessioni Puglia), Ernesto Cipriani (Cepa), Antonia Massaro (Confcommercio Bari e Bat), Stefano Laterza (Uil), Giovanni Ricciato (Cisl).

Ha chiuso i lavori il presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Inps, Roberto Ghiselli che ha salutato il consigliere Raffaele Lorusso (per il sindacato dei giornalisti, Fnsi) e, dopo aver fatto notare come la Puglia sia stata apripista nell’avviare il Bilancio Sociale, ha fatto un pubblico appello «perché si spenda tutto il Piano nazionale di ripresa e resilienza».

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