«La norma pugliese sulle dune privatizzerà altre spiagge», la parola all’ex assessore Barbanente

«Non c’è dubbio sul fatto che questa modifica normativa serva a concedere ai privati aree che fino ad oggi non potevano essere assegnate». Angela Barb

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carcassa delfino in mare
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«Non c’è dubbio sul fatto che questa modifica normativa serva a concedere ai privati aree che fino ad oggi non potevano essere assegnate». Angela Barbanente, ex assessore regionale all’Urbanistica della giunta Vendola, ha scritto molte delle leggi di tutela della giunta Vendola. E da tecnico (è professoressa ordinaria di Tecnica e pianificazione urbanistica del Politecnico di Bari) sta seguendo il tema delle dune sollevato lunedì dalla «Gazzetta»: a dicembre un emendamento al bilancio della Regione, passato totalmente sotto silenzio, ha eliminato il divieto di inserire nelle concessioni demaniali i cordoni dunali. I chiarimenti sul punto che ieri ha fornito l’assessore Raffaele Piemontese, vicepresidente della Regione con delega al Demanio («I vincoli non sono stati toccati, ma le tutele per il territorio aumentano), secondo la Barbanente non convincono per un duplice ordine di motivi.

«Il fatto che non siano stati toccati i vincoli previsti dal Pptr (il Piano paesaggistico, ndr) in matera di dune – dice l’ex assessore, riferendosi alle rassicurazioni di Piemontese: sulle dune non sarà possibilé né costruire né piantare ombrelloni – non è meritorio, perché una legge regionale non sarebbe potuta intervenire su uno strumento di co-pianificazione con il ministero della Cultura». Ma nel merito, secondo la Barbanente, «alla base dell’emendamento c’è una idea che non condivido, cioè che il patrimonio paesaggistico-ambientale possa essere manutenuto efficacemente solo dai privati. Non può essere così. Proprio nel caso delle dune, gli studi ci dicono che la natura riprende facilmente i propri spazi se tutelata e protetta. Le dune si ricostituiscono grazie all’azione del vento e del mare: nella misura del possibile, non devono essere rese accessibili».

Il rischio, dice insomma la urbanista barese, è che ci possa essere uno sfruttamento indiscriminato di aree delicate. «Una volta che le dune sono affidate in concessione, è importantissimo il controllo. Chi verifica la conformità nella realizzazione degli interventi autorizzati? Ha ragione l’assessore Piemontese quando dice che esistono già spiagge private che contengono dune. Ma temo che una volta che le dune siano state affidate ai privati, nell’ambito di nuove concessioni, queste aree finiscano per confondersi, e i gestori possano fare quello che vogliono anche arrecando qualche danno al sistema dunale». L’esempio in questo senso, secondo la Barbanente, è la mancata applicazione degli strumenti di tutela esistenti. «Tutti noi vediamo sulle litoranee pugliesi automobili parcheggiate sulle dune, a volte anche all’interno di aree protette. Esiste una legge regionale, la 3 del 2015 sulla salvaguardia degli habitat costieri di interesse comunitario, in cui sono previste sanzioni amministrative per chi danneggia le dune in aree Sic-Zps arrivando anche alla revoca delle concessioni demaniali: quanti conoscono questa legge? Chi si occupa di farla rispettare? E quanti soldi sono stati ricavati dall’applicazione delle sanzioni?».

Ieri l’assessore Piemontese ha fatto notare che da dicembre a oggi nessun privato ha chiesto di avvalersi della nuova legge per ottenere in concessione aree dunali pubblici. «Anche per questo – dice la Barbanente – secondo me non c’è dubbio che quella legge serve ad assegnare ciò che finora non è stato possibile assegnare». E dunque, per esempio, per «sbloccare» aree costiere che non raggiungono la profondità minima richiesta dalla legge per il rilascio della concessione demaniale.

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