Reddito di cittadinanza, ecco le prossime scadenze per percettori ed ex beneficiari

Il 2023 rappresenta l’ultimo anno di vita per il Reddito di Cittadinanza, erogato a partire da aprile del 2019. Potrà essere percepito per tutti e 12

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Il 2023 rappresenta l’ultimo anno di vita per il Reddito di Cittadinanza, erogato a partire da aprile del 2019. Potrà essere percepito per tutti e 12 i mesi dalle famiglie con minori, nuclei con persone con disabilità o persone di almeno 60 anni. Per i restanti nuclei la durata è di 12 mesi solo se risultano presi in carico dai servizi sociali in quanto considerati “non attivabili al lavoro”. La legge di Bilancio ha introdotto il limite di sette mesi complessivi di fruizione per il 2023 per i nuclei in cui non sono presenti minori, persone con disabilità e persone di età pari o superiore ai 60 anni, e che non sono stati presi in carico dai servizi sociali.

Vediamo le principali scadenze per i percettori, o per gli ex percettori del Reddito di cittadinanza e le date di avvio delle nuove misure messe in campo dal Governo in sostituzione del Rdc (Supporto per la formazione e il lavoro e Assegno di inclusione).

I beneficiari del Rdc attivabili al lavoro, che siano stati indirizzati ai Centri per l’impiego, possono accedere dal 1° settembre al Supporto per la formazione e il lavoro, a condizione che siano soddisfatti i requisiti d’accesso: devono avere tra 18 e 59 anni, un Isee che non supera 6mila euro e un reddito familiare entro 6mila euro moltiplicati per la scala di equivalenza Isee.

Se alla data di sospensione del Rdc sono già stati convocati dai Centri per l’impiego e hanno sottoscritto un Patto di servizio – anche nell’ambito del Programma di politiche attive Gol -, potranno ottenere 350 euro mensili per un massimo di 12 mesi (non prorogabili) se è in corso la partecipazione ad una misura di politica attiva del lavoro, come la frequenza di un corso di formazione o l’inserimento in una misura di accompagnamento al lavoro. Se invece i beneficiari non sono stati ancora convocati dai Centri per l’impiego, potranno chiedere la convocazione per la presa in carico, che avviene con un colloquio di valutazione e di indirizzamento nel percorso di politica attiva più appropriato. Dopo aver sottoscritto il Patto di servizio, partecipando a misure di politica attiva, i beneficiari potranno ottenere il Supporto per la formazione e il lavoro.

Tra le attività che danno diritto all’indennità ci sono la partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive del lavoro, il servizio civile universale e i progetti utili alla collettività.
Per accedere all’indennità non devono avere i requisiti per richiedere l’Assegno di inclusione o, se appartenenti a nucleo beneficiari dell’Assegno, devono risultare esclusi dalla scala di equivalenza usata per calcolare il beneficio spettante e dagli obblighi di attivazione dell’Assegno.

(ANSA)

31 ottobre 2023: la comunicazione all’Inps dei servizi sociali

In presenza di particolari criticità e fragilità legate alla sfera del disagio psico-sociale, rilevate in sede di primo colloquio che denotano un bisogno socio-assistenziale e che non consentono l’avvio di un percorso di inserimento lavorativo – pensiamo ad esempio al caso di un tossicodipendente – il Centro per l’impiego potrà valutare di non proporre la sottoscrizione di un Patto di servizio e indirizzare l’interessato ai servizi sociali per la eventuale presa in carico. In questo caso si potrà continuare a fruire del Reddito di cittadinanza fino a dicembre 2023: a condizione, però, che la presa in carico avvenga entro il 31 ottobre 2023. I servizi sociali entro il termine di sette mesi, non oltre il 31 ottobre 2023, devono comunicare all’Inps l’avvenuta presa in carico per il tramite della piattaforma GePI.

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