Nuovo allarme clima in un rapporto dell’agenzia dell’Onu Unfccc: gli attuali impegni per la decarbonizzazione presi dai 193 Paesi firmatari dell’accor
Nuovo allarme clima in un rapporto dell’agenzia dell’Onu Unfccc: gli attuali impegni per la decarbonizzazione presi dai 193 Paesi firmatari dell’accordo di Parigi sul clima, infatti, non raggiungeranno gli obiettivi previsti e porteranno a un aumento delle temperature medie globali di 2,5 gradi Celsius nel 2100 rispetto ai livelli pre-industriali. L’accordo prevedeva invece che il riscaldamento globale venisse tenuto sotto i 2 e possibilmente entro 1,5 gradi.
Tra gli esempi del fallimento attuale delle politiche per contrastare i cambiamenti climatici, la situazione del Mediterraneo che a luglio ha raggiunto i 5 gradi sopra la media in un quadro di generale “tropicalizzazione”, e quella della Groenlandia nella stretta dei cambiamenti climatici, in cui gli iceberg perdono 6 miliardi di tonnellate d’acqua al giorno.
Il rapporto mostra anche che gli attuali impegni combinati dei Paesi faranno aumentare le emissioni di gas serra del 10,6% al 2030 rispetto al 2010. Si tratta di un miglioramento rispetto alle valutazioni dello scorso anno, che aveva stimato che le emissioni sarebbero cresciute del 13,7% al 2030 rispetto al 2010.
In questo quadro si comincia a chiedere l‘introduzione di forme di tassazione: alcuni paesi hanno deciso infatti di fare fronte comune e hanno presentato alle Nazioni Unite un documento in cui richiedono l’introduzione di forme di tassazione globali su fossili, CO2, navi e aerei. Il fine è proprio quello di recuperare le risorse per affrontare gli effetti delle catastrofi naturali che il surriscaldamento globale sta provocando a livello ambientale, economico e sociale.
Una tassa sul carbonio globale, un’imposta sui viaggi in aereo, una tassa sul carburante per le navi, un aumento della pressione fiscale sull’estrazione di fossili e una sorta di Tobin tax dedicata il clima, ovvero una nuova imposta sulle transazioni finanziarie sono le cinque proposte contenute nel documento che il quotidiano britannico Guardian ha avuto l’opportunità di visionare in anteprima. In questo modo,i Paesi in via di sviluppo chiamano direttamente in causa le nazioni più ricche a rispondere delle loro responsabilità. Il testo consegnato alle Nazioni Unite vuole soprattutto riportare il tema al centro del dibattito internazionale. Il tutto in vista della Cop27, la nuova conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici in programma dal 6 al 18 novembre 2022 a Sharm El Sheikh, in Egitto, dove gli Stati si incontreranno di nuovo, in uno scenario reso ancora più complicato dagli sconvolgimenti geopolitici innescati dall’invasione russa dell’Ucraina.
COMMENTI